22 aprile 1943 | Inizia a scrivere per obbedienza. Descrive una visione che le ha svelato la sua missione di violetta ai piedi della Croce. Traendo vita solo dal Sangue divino, ella deve immolarsi nella riparazione e deve attrare a Gesù molti cuori. Attesa del Venerdì Santo, giorno di espiazione. | 23 aprile 1943 |
E' il primo "dettato". Iddio non interviene più a purificare gli uomini, ma lascia che si scatenino i castighi dell'inferno. Il Figlio che è Amore, tornerebbe per salvare; ma il Padre, che è Giustizia, non lo permette perchè sa che sarebbe inutile. Perciò Gesù tornerà solo per l'ultimo giudizio. La scrittrice e le altre anime vittime vogliano sopperire al mancato secondo martirio del Cristo. - Segue una riflessione della scrittrice sulla preghiera di impetrazione: il segreto per ottenere le grazie è annullarsi nel Cristo. |
24 aprile 1943 | Nel giorno del sabato santo la scrittrice riflette sull'episodio evangelico del Risorto che si mostra per primo a Maria di Magdala, capostipite dei peccatori redenti. E' come un fiume di fiducia che si riversa su di lei e che dovrebbe togliere alle anime vergognose dei propri peccati ogni dubbio sull'amore di Gesù. |
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1 maggio 1943 | Dolore di Gesù per i bambini che muoiono nell'odio della guerra e parole di esortazione e conforto per i loro genitori. Il loro sacrificio innocente è gradito a Dio ed è premiato da Lui più di quello dei penitenti. | 10 maggio 1943 | La scrittrice annota il prodigio della nascita di un giglio nella cassetta del balcone senza che alcuno vi abbia deposto il bulbo e ne trae per sè insegnamenti sulla bontà del Signore. In ansia per tante cose, pensa ai parenti della Calabria. Guidata da Gesù, suo unico Maestro, ha conosciuto la vita di suor Maria Gabriella Sagheddu, che presenta delle analogie con la sua, ed ha scoperto che si può pregare per l'unità delle Chiese. | 13 maggio 1943 | Al Padre Migliorini, che la spinge a scrivere di sè, la scrittrice spiega per quali motivi le è moralmente faticoso farlo ed anche gli illustra le ragioni per cui sente di non essere un'illusa. Per accontentarlo, enumera alcune sensazioni ed esperienze avute nel passato: sogni di Gesù, di Maria e di Santi; assistenze dell'Angelo custode; sogni di Padre Pio e percezione reale dei suoi profumi; altri profumi abituali; immedesimazione con Gesù e assalti di amore; ammonimento divino per la sua dura risposta al cugino spiritista; profetizzata perdizione di una cara amica; visione continuata di Gesù crocifisso sul Golgota; poesie dedicate al Crocifisso e alla Vergine; apparizioni di Gesù fanciullo e adulto; la grande sensazione dell'abbraccio di Gesù, avuta il 2 marzo; il primo dettato del 23 aprile e il secondo del primo maggio. |
14 maggio 1943 | Dopo l'allarme che annunciava un bombardamento e dopo aver pregato per i colpi dalle bombe, una notte beata di soprannaturali colloqui, che lasciano la scrittrice satura di amore. | 19 maggio 1943 | La guerra punisce la superbia umana mandando in polvere le opere del genio e dell'ingegno umani. Solo ciò che è di Dio Creatore resta. All'uomo è necessario il Regno dello spirito. | 21 maggio 1943 | Sempre su richiesta di Padre Migliorini, la scrittrice parla del bene che lei ha fatto alle anime, all'inizio con vista umana e quasi per una soddisfazione personale, ma poi (dal 1923) a fini soprannaturali per "fare cortesia" a Gesù. Le conquiste fatte e le sconfitte subìte. Ottiene sempre per gli altri perchè sa come bisogna chiedere nella preghiera. Non crede di mancare all'umiltà se dice, come Maria Ss., che il lei il Signore ha fatto grandi cose. |
22 maggio 1943 | Padre Migliorini le fa domande alle quali la scrittrice non sa rispondere, perchè non conosce i vocaboli della scienza mistica, ma ama con naturalezza e vive come Dio vuole. Cercando comunque di rispondere, fa distinzione tra estasi vera e propria, mai avuta finora, ed esperienza estatica che assorbe ed eleva ogni esperienza fisica ed umana. Quest'ultima l'ha vissuta molte volte e ne analizza effetti e conseguenze. L'amore è martirizzante, esige solitudine, se ne può morire, ma per nessuna cosa al mondo lei vorrebbe esserne risparmiata: lo dice bene un versetto del Cantico dei cantici. | 24 maggio 1943 | La bontà di Dio si manifesta sempre ed è per tutti, ma per i figli fedeli è di un amore commovente di "Papà". La scrittrice ripensa alle frasi evangeliche che parlano della generosità del Signore nel compensare chi si dona a Lui. | 28 maggio 1943 | Gesù come Maestro ha insegnato alla scrittrice la potenza del silenzio e come Medico l'ha sanata dai difetti stringendosela al Cuore. Se la vedrà sempre volenterosa e umile, continuerà ad operare in lei con amore di Padre ma anche di Madre. Lei, che ha ricevuto tutto da Gesù, non si stanchi di amarLo. |
31 maggio 1943 | Non per proprio merito la scrittrice è sensibile alle più piccole mancanze, ma perchè Gesù è in lei, che ha il solo merito di volersi tenere unita a Lui. I peccati mortali sono massi, i veniali e le imperfezioni sono polvere che solo Dio vede: l'anima ragionevole la vede attraverso l'amore, che è come il suo microscopio. La scrittrice si nutra di Gesù per essere sempre degna di Lui, si afferri alla Croce e preghi. Stia in pace e non cerchi di conoscere il futuro, che le viene nascosto per misericordia. - Dopo il dettato di Gesù, la scrittrice confida a Padre Migliorini di aver avuto delle premonizioni leggendo certi passi del Vangelo e gli spiega con quale forza riceve le parole che deve scrivere. | 1 giugno 1943 | Per essere salvi basterebbe rapire una scintilla di misericordia al Cuore di Gesù, che è sempre aperto, ma inutilmente, per gli uomini, i quali escono dal gregge del Signore per diventare caproni del Maligno. Resta solo qualche agnella fedele, pronta ad unire il proprio sangue amante al Sangue innocente del Redentore, che grazie a loro potrà salvare nell'ultimo Giudizio. Un posto speciale è riservato ai corredentori, a capo dei quali è Maria Ss., la Madre. - In un secondo "dettato" Gesù parla della penitenza, che insieme con l'amore è l'unica cosa che valga dinanzi a Dio. Per convincere gli uomini di oggi e per salvarli non basterebbe un nuovo miracolo di Pentecoste. | 2 giugno 1943 | Dolore di Gesù per l'odio e per l'egoismo che si contrappongono all'amore sgorgato dal suo Cuore trafitto e che rendono vane le preghiere. La legge divina, non mutata dal Verbo, viene mutata dagli uomini in nome di un progresso che uccide l'anima. Gesù si consola sul Cuore della Madre. Le preziose corone che mettiamo sui loro simulacri dovrebbero cedere il posto alla corona del nostro amore. - Parlando solo per la scrittrice, Gesù la invita a considerare come l'amore faccia grandi le sue offerte più umili, ad acettare tutto quanto le viene dalla volontà di Lui, a fare ogni cosa pensando a Lui. |
3 giugno 1943 | Molti chiedono un segno. Se vogliono un segno dell'ora, lo hanno nei corruttori e profanatori che mutano la Parola e si votano alla Bestia. Se vogliono un segno della potenza divina, li stanno avendo da venti secoli con insegnamenti e ammonizioni, grazie e miracoli; ma inutilmente. La venuta della Madre è stata derisa o sfruttata per scopi umani. Le anime elette sono state maltrattate e perseguitate. Non vi sono altri segni. Come fece prima di ascendere al Cielo, Egli può benedire solo i discepoli, non avendo altri fedeli. | 4 giugno 1943 | Gesù ama tutti: i puri, i miti, i generosi, i misericordiosi, i peccatori, i piccoli amorosi. Ama la scrittrice, che si chiama Maria come la Madre. L'ha accontentata anche nei capricci, l'ha attesa e vegliata. Si abbandoni a Lui e gli dia tutto. Alle offerte che già compie unisca quella di raccogliere idealmete con il suo amore le particole di Gesù - Eucarestia che vengono sparse nelle devastazioni della guerra, scatenata da satana. Bisogna amare l'Eucarestia, che è il Cuore di Dio e comunica palpiti d'amore. Gesù le detta la preghiera riparatrice. | 5 giugno 1943 | Si vorrebbe che Gesù si mostrasse per terrorizzare e punire i colpevoli. Se Egli lo facesse, alimenterebbe lo spirito di odio e di vendetta portando alla dannazione, anzichè alla salvezza, i piccoli colpevoli come i grandi. La sua seconda venuta sarà di giudizio severo, ma almeno avrà dato ai piccoli la possibilità di salvarsi. - Segue la dettatura di una Supplica a Maria Addolorata. |
6 giugno 1943 | Gesù spiega cosa è la Grazia nella sua natura e nei suoi effetti. La Grazia fa possedere la Trinità divina e vivifica l'anima, che senza di essa è morta. Le anime conservano la Grazia in misura diversa, ricevendone frutti diversi, a seconda di come sanno accogliere gli elementi vitali di essa. | 7 giugno 1943 | La scrittrice confessa di essere debole nella carne e imperfetta nello spirito, al punto di non ritenersi all'altezza dei sentimenti espressi nella "Supplica" che le è stata dettata il 5 giugno. Ma ella, con grandissima volontà, vigila sugli assalti del senso e della superbia, e si tiene stretta a Gesù crocifisso perchè la conservi nello stato di grazia. Continuerà ad amarLo anche se sarà abbandonata da Lui, certa di essere premiata per la sua fedeltà. - Gesù riprende a parlare della Grazia, che è vita dello spirito. La perfezione del primo uomo, nel quale Dio aveva infuso la vita dello spirito oltre a quella della materia, fu insidiata e rovinata da lucifero, assetato di vendetta. Nell'uomo è rimasto il conflitto della legge demoniaca con la legge divina, per la cui supremazia lo Spirito Santo dà tutti gli aiuti, che tuttavia l'uomo ricusa macchiandosi, in tal modo, di un peccato imperdonabile. Non resta che attendere il giudizio finale. - Finito di scrivere il "dettato", la scrittrice si interroga sugli scopi di una sua presente agonia, che offre volentieri purchè le sia concesso di soffrire tra le braccia di Gesù. | 8 giugno 1943 | Senza lo Spirito Santo, che è Amore, Gesù non sarebbe venuto. Senza l'amore, gli uomini non possono rinascere nello spirito e possedere la vita eterna; e senza di esso, che è spirito di verità, non possono comprendere la dottrina del Cristo, il quale ascese al Cielo per mandare agli uomini Colui che illumina. Ma gli uomini, pur rigenerati dal Battesimo e nutriti dall'Eucarestia, come folli continuano a preferire le tenebre alla Luce. I nuovi miracoli d'amore destano in essi solo una curiosità scientifica. La vera scienza è quella comunicata dallo Spirito di verità. Invece la scienza umana risponde alle seduzioni dell'eterno Tentatore e, priva di amore, dà potere di distruzione. - In un secondo "dettato" Gesù scongiura gli uomini a fermarsi di commettere tanti errori, avendo ricevuto da Lui doti naturali e mezzi soprannaturali per poter scegliere il bene contro il male. La loro salvezza è nell'amore suo, che avrebbe perdonato perfino a Giuda se si fosse pentito. Lascino le ricchezze ingiuste e i falsi dèi e vadano a Lui, che può dare tutto, anche se non può liberarli dal dolore, che però diventa soave se sofferto sul suo Cuore. |
9 giugno 1943 | Nel dare una risposta alla scrittrice, Gesù distingue la tristezza colpevole dalla tristezza buona e ne fornisce degli esempi. Quando una tristezza gli viene offerta a fin di bene, Egli la ricambia con quella gioia che la scrittrice ha già sperimentato. Non abbia paura di quella cupezza del dolore che proviene dalle ire del Nemico, e non si rifiuti alla tristezza di certe parole che il suo Gesù le affida per tutti. Sempre confidi in Lui | 10 giugno 1943 | La Carne e il Sangue di Gesù sono realmente cibo e bevanda, eppure quelli che li assumono non sempre ne sono fortificati. Gli effetti sono di fusione piena nei santi, di accrescimento di grazia nei fiduciosi, di qualche conforto in chi è spinto da un bisogno o da una paura, di un frutto passeggero negli abitudinari e di condanna nei nuovi farisei che si ritengono perfetti. Se ci nutrissimo di Gesù - Eucarestia con tutte le nostre capacità, la Terra diventerebbe un Cielo. | 11 giugno 1943 | Nell'intento di sollevare la scrittrice da un'afflizione, Gesù le insegna come far fruttare una pena per la vita eterna: con la rassegnazione, la riconoscenza, la fiducia e soprattutto con una vista superiore. Non si preoccupi se è incompresa nei suoi sentimenti verso la madre (anche Gesù fu vilipeso) ma pensi solo al giudizio di Dio e voglia perdonare. - In un'altro "dettato" Gesù dice che il Padre, che vede nel profondo, giudica con vera giustizia e con grande misericordia, a differenza degli uomini che hanno una vista superficiale. La scrittrice è limitata e può sbagliare, ma sappia che chi pone ogni propria azione in Gesù fa le stesse opere che Egli fa. |
12 giugno 1943 | Certe espressioni di Gesù sembrano impossibili secondo una vista umana. Egli spiega, perciò, in che senso ha detto di avere accontentato i capricci della scrittrice e con quale tattica l'ha staccata dalla sua umanità per assorbirla a Sè, divenendo il suo Tutto. - Nel secondo "dettato" Gesù dice che un anima diventa sua quando l'amore in lei prende il posto della legge e dei comandamenti. Le anime che vivono nell'amore devono farsi vittime per riparare alle troppe spiritualità sterilite. | 13 giugno 1943 | Lo Spirito Santo può scendere e operare nei cuori se coltivano la carità, la fedeltà, la purezza, la preghiera e l'umiltà. >Queste furono le virtù degli apostoli, che guardavano a Maria Ss., loro modello. Lo sia anche della scrittrice, che deve sapere uscire dal proprio raccoglimento per usare condiscendenza con chi viene ad interromperla. Anche Gesù si sottomise come uomo alle leggi della natura. Lo Spirito Santo viene ad illuminare ed a spiegare la dottrina del Cristo, ma si ritira da chi non lo accoglie, perchè Dio si impone solo in casi speciali. | 14 giugno 1943 | Se Gesù concede alla scrittrice particolari illuminazioni è perchè costei ha saputo seguirlo fin nel dolore della Passione, come fece l'amoroso Giovanni, mentre l'impulsivo Pietro fu frenato dalla paura. Chi entra nel segreto del dolore del Cristo conosce a fondo la sua dottrina. Non sempre le stigmate sono visibili e cruente, perchè ogni anima che segue il Cristo fin nella tortura e nella morte è stimmatizzata da Lui e da Lui riceve infinitamente. E' normale che la scrittrice non sappia spiegare come avvengono le illuminazioni che riceve e che vanno solo accettate con semplicità. - In un altro "dettato" Gesù la sprona a pregare e a soffrire per tutti i sacerdoti, che sempre meno sono simili al loro modello divino. A differenza dei preti e diaconi della Chiesa primitiva, che furono testimoni eroici tra le persecuzioni, i sacerdoti di ora consacrano mente e cuore a sentimenti e interessi terreni. Meno lungo e crudele sarà il tempo dell'Anticristo quanto più vi saranno sacerdoti veri e anime vittime. |
15 giugno 1943 | La scrittrice non deve lasciarsi turbare dal pensiero, insinuato dal demonio, di non poter diventare santa, perchè la santità è un dovere voluto per tutti da Gesù, che ha comandato di essere perfetti come il Padre suo. Quando il nemico le dà noia, invochi il Nome di Maria Ss. insieme con quello di Gesù. - Nel secondo "dettato" Gesù parla delle vergini consacrate da voti speciali, le quali entrano in convento per motivi umani, ed essendo poche quelle che si dànno a Dio con purezza di sentimento e vera vocazione. Tutte devono essere aiutate dalle preghiere delle anime vittime. | 16 giugno 1943 | Nella Chiesa primitiva i consacrati vivevano nel mondo, poi ci furono le austere segregazioni e più tardi i conventi di vita attiva. Nel mondo pagano di oggi occorrono le vittime, anime consacrate che dànno se stesse per amore di Gesù e per salvezza delle anime. Le anime vittime amano e vivono a somiglianza di Gesù e ad esse è concessa l'invisibile Presenza, di cui gioisce anche la scrittrice. - Nel secondo "dettato" Gesù indica nel Vangelo le norme per vivere sani nel corpo e nell'anima e dice che anche per l'anima, come per il corpo, occorrono aromi (penitenza, sacrificio e carità) che salvano dalla putrefazione della morte. | 17 giugno 1943 | Come la carità è diversa dall'elemosina, così la prudenza soprannaturale è una virtù mentre non lo è la prudenza umana, specialmente se questa è praticata nella religione. Fu prudenza umana quella di Pietro quando rinnegò, mentre furono coraggiosi Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. Non è l'umana prudenza quella consigliata da Gesù, che anzi esorta ad essere audaci nel seguire Lui. |
18 giugno 1943 | Gesù nella sua Eucaristia ci ha lasciato i due segni di ciò che serve a sostenerci: il Pane che sfama il povero e il Vino che corrobora il debole e l'ammalato. Se ricevessimo l'Eucaristia con una fede forte, sentiremmo potenziate le facoltà dell'anima e favorita la salute del corpo. A chi glieLo sa chiedere Gesù si comunica non solo con il Corpo e con il Sangue ma con tutte le prerogative del suo Spirito. | 19 giugno 1943 | Come premessa a due "dettati", la scrittrice annota di essere stata interrotta molte volte mentre pregava e prima di poter scrivere. -Nel primo "dettato" Gesù risponde ad un domanda di Padre Migliorini spiegando perchè, nell'attuale lotta tra Cielo e inferno, i propri angeli soccombono ai demoni comandati da lucifero, e conclude che pochi saranno gli eletti nell'ultima ora. -Nel secondo "dettato" spiega come si ottengono frutti dall'Eucaristia e propone a modello sua Madre, che sempre visse in unione eucaristica con Lui. Perfetta in santità, Maria S.s., fu l'anima eucaristica perfetta, e a Lei la scrittrice deve chiedere aiuto per poterla imitare. | 20 giugno 1943 | Nell'Eucarestia dovremmo saper vedere Gesù che ci dona il suo Cuore: questo lo scopo di una visione mentale concessa alla scrittrice. |
21 giugno 1943 | Facendo un paragone con le grandi cisterne d'acqua che nei paesi d'oriente sono come una benedizione nei deserti, Gesù spiega che per non far disperdere la grazia, che per bontà di Dio affluisce nell'anima, occorrono grande fedeltà, grande umiltà e grande carità. La scrittrice sia dunque fedele, non commetta il peccato dell'avarizia spirituale mancando alla carità, e sia umile badando a non far passare per proprie le parole che riceve. - Ella poi spiega come ha ricevuto il "dettato", che le è piaciuto molto e che le fa fare buoni propositi soprattutto nell'evitare l'avarizia spirituale. | 22 giugno 1943 | Per raggiungere la santità occorre non distogliere mai da Dio l'occhio dell'anima e non perdere mai la fede in Lui, che può rendere buono anche ciò che non lo è. | 23 giugno 1943 | Maria S.s. ha fatto del suo Cuore il ciborio dell'Eucaristia, che è il Cuore di Dio. E' sua gioia darci il Corpo del Signore, che si è fatto Corpo nel suo seno. Come corredentrice e Madre del genere umano, Ella soffrì e soffre; infatti la santità non rende esenti dal dolore e dalle miserie umane, che anzi possono diventare arma per conquisatre meriti. -A termine del "dettato" la scrittrice riferisce come Gesù l'aveva comunicata con il suo Cuore, dandogli poi Egli la spiegazione il 20 giugno; e descrive la visione cui si riferisce il "dettato" di oggi e che ha mostrato Maria S.s. che custodiva dentro il proprio petto le Specie eucaristiche, attraverso le quali si scorgeva il Bambino Gesù. |
24 giugno 1943 | Gesù non mostra agli uomini il suo Volto tutto amore perchè essi lo fuggirebbero a causa delle loro colpe. La stessa scrittrice ha potuto meritare la Parola e sopportare la Vista soltanto dopo aver subìto una bonifica spirituale. Questo il senso di un paragone con Mosè sul monte Oreb, illustrato da Gesù alla scrittrice, che a sua volta deve spiegare di aver faticato molto a cercare sulla Bibbia, ricevuta da Padre Migliorini, quel riferimento sentito con insistenza ed ora chiarito. - Nel successivo "dettato" Gesù deplora l'odio scatenato dalla guerra, che con i bombardamenti profana l'Eucaristia perfino nella festa del Corpus Domini, celebrata oggi con i fiori delle vittime innocenti; ed accenna al Papa come operatore di pace. | 25 giugno 1943 | Portando come esempi il volo della rondine e il canto dell’usignolo, Gesù esorta a far servire le cose della terra per conquistare il Cielo, senza rimanere attaccati ad esse. L'avere scritto l’autobiografia è servito a far crescere la scrittrice da creatura umana a creatura spirituale. Tale si diventa quando si raggiunge il perdono completo | 26 giugno 1943 | Bisogna spogliarsi dell'affanno spirituale, che è ansia di non fare in tempo a compiere quello che si deve ed è paura di farsi distogliere dall’orazione. La scrittrice sia paziente e caritatevole con il prossimo, non si affanni mai e si fidi completamente di Gesù. - Il secondo "dettato" è sulle potenze dell’anima, che devono essere imperniate in Dio e mosse dall’amore: Gesù lo spiega facendo un paragone con la ruota, di cui illustra la struttura e funzionamento. |
27 giugno 1943 | Maria S.s. sta a Dio come la luna sta al sole: ne raccoglie la luce e la diffonde sugli uomini, che possono guardarla senza rimanerne abbacinati. Ci è stata data come Madre perchè è dolce guardarLa da figli, perchè è pietosa verso di noi e perchè ci fa amare Gesù. | 28 giugno 1943 | Essere perfetti è un invito per tutti ed è un dovere per gli eletti, dai quali si richiede un impegno speciale. Su questo tema Gesù sviluppa una spiegazione della parabola del convito di nozze, che gli evangelisti Matteo e Luca riferiscono con qualche differenza formale (il più esatto degli evangelisti è il puro Giovanni). La scrittrice, eletta sposa da Gesù al posto di un’altra che ha respinto la grazia della vocazione, deve ornare sempre più la propria veste nuziale. -Nel secondo "dettato" Gesù si presenta nella veste del Sangue, che con la Carne ci è dato nell’Eucaristia, e detta una preghiera al divinissimo Sangue. -La scrittrice spiega come ha ricevuto il "dettato" sulla perfezione e descrive la visione interiore di Gesù sanguinante, che è tristissimo nel chiedere pietà e amore. Lei vorrebbe essere pittrice per saperlo ritrarre. | 29 giugno 1943 | Al giovane ricco, nel noto episodio evangelico, Gesù non consiglia soltanto la povertà materiale, ma anche di saper rinunciare alla vita e di spogliarsi della ricchezza intellettuale, che venendo da Dio deve essere elargito a tutti. Gesù non ama gli avari, compresi quelli che pensano solo alla salvezza della propria anima. La scrittrice si regoli per le ricchezze che Egli le dà; e preghi per la persona di cui le ha parlato ieri e che non è una suora. |
30 giugno 1943 | Le mani di Gesù, che vorrebbero essere libere per perdonare e benedire, sono legate da satana per mezzo dei peccatori: Egli chiede ai suoi diletti di slegarle con il loro amore. Il suo sguardo è addolorato perchè nella furia della guerra è sempre il Sacramento a subire oltraggio: Egli loda quelle anime oranti per il cui merito viene a volta recuperata la Pisside. Sul suo volto è la stanchezza di chi si vede respinto da tanta umanità: Egli chiede alla scrittrice e a quanti lo amano di consolarlo e aprirgli il loro cuore - Nel secondo "dettato" Gesù riprende il tema del giorno prima per aggiungere che occorre liberarsi anche della ricchezza degli affetti, ma lo dice non per condannarli, bensì per farne accettare la perdita quando Dio la permette per nostro bene; e ricorda che la scrittrice non era ancora in grado di capirlo quando perse suo padre. | 1 luglio 1943 | Essere tentati non è un male, ma lo è cedere alla tentazione; ed è un merito lottare contro di essa. Gesù, dal deserto al Getsemani, fu tentato molte volte, specialmente a desistere dall'evangelizzare. Egli solo ha conosciuto la portata di quelle lotte, perciò è vicino a chi soffre e a chi si sacrifica. -Nel secondo "dettato", dopo aver raccomandato più amore e più venerazione al suo Sangue che dà scienza, Gesù illustra l'essenza trinitaria di Dio con speciale riferimento allo Spirito Santo. -Parlando per la terza volta, Gesù precisa una sua allusione ai dieci giusti. -Infine la scrittrice tenta di descrivere ciò che la sua mente ha visto mentre Gesù parlava della Trinità e ciò che ha provato nel sentirsi investita dalla Bellezza divina. | 2 luglio 1943 | Maria S.s. visse eucaristicamente per quasi tutta la vita, perchè fu separata dal Figlio solo nei tre giorni della Sua sepoltura, nei quali il Suo dolore di Corredentrice toccò l'apice: Gesù lo chiarisce alla scrittrice che non lo aveva capito. -Poi Gesù, riferendosi all'episodio evangelico della donna curva, spiega che le infermità del corpo possono venire da Dio per far guadagnare il Regno o da satana per scopi opposti e che le infermità dello spirito vengono dal Maligno. Il Maestro ha guarito la scrittrice, che ora Lo segue con spirito nuovo. |
3 luglio 1943 | Riprendendo il tema delle infermità non comuni, quelle cioè che vengono da Dio o da satana, Gesù spiega che nel primo caso la creatura diviene martire del suo Dio in una felice immolazione, il cui effetto è all’opposto di quanto si verifica quando c’è l’opera di satana. In entrambi casi si può parlare di "possessione". L’anima posseduta da Dio prende tanto la somiglianza di Lui da farla tralucere anche all’esterno; ma occorre rinascere nello spirito e perseverare nella volontà, che Dio non violenta. | 4 luglio 1943 | Il Sangue e il Corpo dell'Eucarestia sono stati formati con il sangue e il latte verginale di Maria: nutrendoci dell'Eucarestia dovremmo prendere la somiglianza spirituale di Maria. Invece, se non fosse per le preghiere di Lei, la punizione divina ci avrebbe già annientato come meritiamo. Dinanzi alla nostra pertinacia nel male, il Cristo si ritira lasciando che la Madre sia l'unico ponte tra la terra e il Cielo; ma se dispregiamo anche Lei, saremo schiacciati. - 4 luglio sera: Gesù raccomanda alla scrittrice di non rallentare le penitenze, come lei vorrebbe fare per il suo stato, perchè sono necessarie a causa del mondo coperto da un mare di colpe. Gesù dice che satana approfitta dei momenti di stanchezza e di timore per tentare sottilmente, come fece con Lui specialmente al Getsemani. La scrittrice non deve temere per queste prove, perchè le soffre per amore di Gesù, che è con lei. La scrittrice vuole aggiungere una nota chiarificatrice sull'origine del "dettato", perchè Padre Migliorini non creda ci sia stato qualcosa di grave. | 5 luglio 1943 | Paragonando la Chiesa militante ad un giardino che circonda il palazzo di un re, Gesù ne illustra in parabola la struttura e i compiti, sempre in lotta con le insidie del male, fino a quando Egli, nell’ora del giudizio, separerà definitivamente i reprobi dai buoni, riservando il premio maggiore a quelli che lo avranno seguito sulla via del Calvario. -Poi, ad una richiesta della scrittrice, Gesù spiega un passo del Vangelo di Giovanni, in cui si dice che Egli non si fidava di coloro che credevano ai suoi prodigi e dei quali non aveva bisogno come testimoni. |
6 luglio 1943 | La scrittrice vuole chiarire alcuni punti in merito a due preghiere che Gesù le ha dettato e al proprio modo di regolarsi se dovesse dichiararne l'origine, tenendo ben presente il monito di Gesù sulla superbia che uccide la carità e perciò l'unione con Dio. A tale proposito fa raccomandare alle Suore dell'Ospedale di usare carità con gli infermi, dei quali espone con perizia lo stato miserevole e le esigenze spirituali. Poi promette al Padre Migliorini di pregare per alcune necessità e lo ringrazia di un pensiero gentile, ma deve fermarsi per fare parlare Gesù. -Il "dettato" che segue tratta del dolore di Maria S.s. che non finì con la morte del Figlio, ma continuò per Lei sola, che era consapevole dell'inutilità della Passione per i tanti che nel tempo sarebbero stati i nuovi deicidi con la loro vita di peccato. Per la Madre del genere umano iniziava un doloroso mistico concepimento che cesserà alla fine del tempo. -La scrittrice riprende il suo ringraziamento al Padre Migliorini, che le ha portato la biografia del Santo Curato d'Ars, e gli confida di starsene, nel suo soffrire, beata sotto il raggiare del suo Sole. | 7 luglio 1943 | Nel "Padre nostro" è la perfezione della preghiera: Gesù lo mostra illustrando una per una tutte le petizioni della preghiera che Egli stesso ci ha lasciato e che, se il mondo sapesse viverla, il Regno di Dio sarebbe nel mondo | 8 luglio 1943 | C’è chi dona il sangue e fa opera meritoria, salvando delle vite; ma non riflettiamo che Gesù ci ha dato, con sacrificio completo, tutto il suo Sangue per la nostra salvezza eterna. Egli continua a darcelo nei sacri misteri; ma se tornasse a darlo in forma umana troverebbe rinnegatori e bestemmiatori, perché ormai viviamo nel fango e in esso moriremo. Solo i segnati del suo Sangue avranno la vita eterna. |
9 luglio 1943 | La norma mosaica sulla contaminazione, che riguardava il corpo per il popolo di quella civiltà, deve essere riferita all’anima nel perfezionamento della legge, operato da Gesù per uomini più progrediti ma anche più maliziosi. Come il Signore aveva tratto quel popolo dall’Egitto, così Gesù ci ha tratti dalla schiavitù del peccato. In cambio chiede amore, e vuole che raggiungiamo la santità con i mezzi che Egli stesso ci ha dato . | 10 luglio 1943 | Rifacendosi alla parabola dei due figli, che fa ricordare il dovere di onorare il padre, Gesù rileva che lo stesso comando vale per i genitori verso i figli, i quali sono come talenti da curare e far valere. In particolare, poi, Egli vuole che la scrittrice ami spiritualmente sua madre, la cui anima informe e malata ha bisogno di molta carità. E' difficile l’amore spirituale, ma è amore di perfezione e per esso Gesù ha salvato molti. -La scrittrice annota, alcune ore dopo, di essere stata male per una crudele prepotenza della madre, che sta attraversando un periodo feroce; ma lei ubbidisce a Gesù. | 11 luglio 1943 | Chi uccide l’amore e uccide la pace, che è viva in chi ama. Certi aspetti e reazioni dell’amore naturale non differiscono da quelli dell’amore che noi siamo obbligati a dare a Dio, il quale dà e chiede amore. Bisogna guardare a Giovanni, la cui anima amante non si turbò quando Gesù svelò la presenza di un traditore. Giovanni sia il modello della scrittrice per la carità e la purezza. |
12 luglio 1943 | Gesù chiede riparazioni e preghiere al Sacramento più che al Sangue divino, perchè nell'Eucaristia è compreso il Sangue e perchè è contro il Sacramento che vengono scagliate le bestemmie. Egli tuttavia vuole un culto maggiore al Sangue e lo affida ad anime dotate, che pur non essendo sacerdoti possono spargerlo sui fedeli con il loro sacrificio unito al Sacrificio della Gran Vittima. | 13 luglio 1943 | Il regno di Dio è in noi se agiamo secondo la sua legge. Non è un regno del mondo, ma il mondo serve per conquistarlo se in esso viviamo con santità e solerzia e soprattutto offrendo le tribolazioni. La carità, che ripara e redime, non è mai disgiunta dalla sofferenza. | 14 luglio 1943 | Chi non è misericordioso verso i fratelli non ama Dio, che è Padre di tutti, anche di quelli che vivono fuori dalla Chiesa cattolica. Sbagliano quei cattolici che non si adoperano per gli acattolici. Anche un selvaggio può avere il senso di Dio, che invece manca a molti cattolici. Le anime vittime, poi, devono immolarsi per tutti come fece Gesù. Molti cristiani nel mondo non possiedono Dio perché hanno sostituito l’amore con l’odio. -In un successivo "dettato" Gesù ribadisce alla scrittrice, rimasta dubbiosa, che portare a Dio le anime lontane e consumarsi per gli idolatri e i peccatori (sull’esempio di Santa Teresa del Bambino Gesù) sono le forme più alte della misericordia. |
15 luglio 1943 | La scrittrice deve formarsi attraverso le prove e, come vittima, deve essere in continuo servizio per i fratelli: glielo dice Gesù a seguito di una "bufera" tra lei e sua madre. -Lei stessa chiarisce, dopo il "dettato", di aver mancato umanamente e di essersi poi umiliata temendo molto di avere addolorato Gesù, che infine l'ha confortata. | 16 luglio 1943 | Gesù invita la scrittrice a guardare Lui ogni volta che viene colpita dall'ingratitudine e dal disamore, torturanti più dei flagelli, e ad amare Lui nelle creature che non meriterebbero di essere amate. Contro l'ora delle tenebre non hanno potere le loro pratiche di pietà, rese impure dall'egoismo - A sera, Gesù le parla delle anime generose che amano Lui al di sopra di tutto: per esse Egli sarà non solo datore di vita eterna ma anche di perpetua beatitudine. Egli si affligge per il mondo che non sa amare. | 17 luglio 1943 | Al duro lavoro che gli uomini eseguono sulle fibre naturali per ricavarne stoffe e giacigli Gesù paragona il lavoro della volontà di Dio sulle anime per farle degne della vita eterna. La nostra docilità alla volontà del Signore rende sempre più preziosa la stoffa della vita eterna, che diventa un capolavoro se chiediamo di essere simile a Gesù nel dolore. Quando invece l’anima si rifiuta o si ribella, allora subentra l’opera delle vittime, che lavorano per sé e per gli altri, iniziando da quelli dello stesso sangue. La scrittrice intensifichi il proprio sacrificio per la madre. |
18 luglio 1943 | Quantunque in Dio ogni cosa sia perfetta e compiuta in un eterno presente, tuttavia l’amore della Trinità divina, mai inoperosa, cresce continuamente in quanto non assorbito dagli uomini, che di questo loro rigetto dovranno rendere conto. Gesù esorta a tutti ad accogliere il suo amore e benedice i generosi che da esso si fanno consumare. -Poi consiglia alla scrittrice la tattica dei "contrari" per ottenere il bene della madre. -Infine, a sera, dopo una visita di Padre Migliorini, Gesù dà istruzioni sul modo di usare gli scritti senza rivelarne la fonte: essi dovrebbero debellare il razionalismo dei sacerdoti ed accendere le anime, non più vive, per un ultimo tentativo di salvezza. | 19 luglio 1943 | Il dono che la scrittrice riceve non la induca alla superbia, perché Gesù può scegliere il suo portavoce dove vuole. Egli dette il potere a Pietro, che veniva da un’esperienza di mondo, ma la rivelazione la dette a Giovanni, puro da sempre. Cosa comporta essere portavoce. | 20 luglio 1943 | Riprendendo il tema del giorno avanti, Gesù chiarisce perchè affidò la chiesa nascente a Pietro, genio pratico, e non a Giovanni, genio poetico, ultimo e primo dei profeti grandi. -In un altro "dettato" Gesù invita la scrittrice a confrontare la divina bellezza di Lui con la nera mostruosità della Bestia, che tuttavia viene seguita da molti, per i quali lei dovrà fare sempre maggiore penitenza. -Per far capire il "dettato", la scrittrice deve spiegare che da due giorni Gesù le fa vedere una bestiaccia orrenda, che ora lei descrive in ogni particolare. |
21 luglio 1943 | Quanto è detto nei libri antichi ha un riferimento al presente, perchè il mondo ripete i propri errori; ma sempre meno si ravvede a causa della malizia e della superbia che crescono. Ora siamo al culmine, e la parabola discendente, che precipita verso la fine, sarà più breve di quella ascendente. L'Eterno, che non cambia, ha stabilito una volta per sempre ciò che è bene e ciò che è male, prima con la legge e i profeti, poi con il Verbo che è venuto a spiegare e a redimere; eppure le colpe aumentano. Gesù mostra le pagine antiche che spiegano l'ora attuale, il cui rigore non è ingiusto e immeritato se confrontiamo il nostro comportamento peccaminoso con quanto Egli ci ha dato con il Suo ammaestramento e il Suo sacrificio. Molti si perderanno, ma ogni anima che si salva vale tanto da dover essere comperata con il Sangue divino. | 22 luglio 1943 | Continuando il riferimento tra passato e presente, Gesù dice di comprendere il dolore della scrittrice per la rovina della Patria, avendo Egli stesso amato la propria Patria terrena e pianto su di essa. Ma anche la Patria nostra è stata amata da Lui, che l'ha privilegiata e favorita con innumerevoli segni, ottenendo in cambio le nostre prevaricazioni che si spingono fin contro la sede di Pietro. Meritiamo non la pietà, che Egli è pur pronto a darci, ma una giustizia individuale, che perdonerà agli umili che disperano e colpirà quelli che li hanno indotti alla disperazione. - Nel "dettato" seguente Gesù dice che la speranza viene meno dove manca la fede, necessaria perchè la preghiera sia accolta. La morte della fede e della speranza è dovuta alla mancanza di carità. Dio non è amato. I cristiani ferventi pregano con formule aride, senza capire cosa è l'amore vicendevole tra il Padre e i figli. Dobbiamo andare a Gesù, vivere presso di Lui e morire con Lui. | 23 luglio 1943 | Le stelle che saranno travolte nei tempi ultimi sono i sacerdoti nei quali satana avrà spento le luci riflettenti la Luce, facendo sprofondare le turbe nelle tenebre. La Chiesa non morrà perché Gesù sarà con essa, ma conoscerà la sua passione di tenebre e orrore prima di risuscitare in forma eterna. Nel buio spirituale si instaurerà il regno breve ma tremendo dell’anticristo, generato da satana come Cristo fu generato dal Padre. I figli del Cristo saranno perseguitati e stritolati dalla Bestia, che non potrà inghiottirli, e saranno beati in eterno coloro che avranno perseverato nella fedeltà. -Al "dettato" segue una nota della scrittrice sul modo con cui ha ricevuto dal Maestro la spiegazione di un passo dell’apocalisse. |
24 luglio 1943 | Il male che oggi ci opprime è il frutto dell’abbandono della Legge divina, sostituita da vizi e peccati; e sarà sempre peggio. La maggioranza dei cristiani ha respinto il Cristo, e chi pecca di meno impreca e maledice mancando di misericordia. Gesù raccomanda alla scrittrice di perdonare sempre e di aiutarlo a salvare. -Nel "dettato" seguente Gesù riprova l’incoerenza, la disonestà e la viltà di quelli che gridano "a morte!" dopo aver osannato. Bisogna lasciare a Lui il compito di giudicare. | 25 luglio 1943 | Gesù illustra gli aspetti che vengono trascurati in due miracoli del Vangelo: la moltiplicazione dei pani e Gesù che cammina sulle acque. Il primo Egli lo compie "dopo aver reso grazie", non ritenendoSi esonerato - Egli, Dio come il Padre - dal pregare il Padre. Nel secondo rifulge la Sua bontà, poichè interviene senza essere chiamato: la Sua bontà per noi sarà un continuo miracolo fino alla fine dei secoli. -La scrittrice annota il proprio stupore per aver scoperto che il Vangelo di oggi, domenica, riguarda proprio il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. | 26 luglio 1943 | Gesù è instancabile nel chiamarci con voce di amore per attirarci al Suo amore che salva, e soffre per l'odio che coltiviamo e che ci porta alla rovina. Più perdoniamo e più saremo perdonati. |
27 luglio 1943 | Il Vangelo è l'esperienza di vita sono sufficienti ad ammaestrarci. I fatti del giorno mostrano la debolezza umana, che passa con facilità da un’attestazione di fede al suo rinnegamento. Ma il vero cristiano deve possedere il coraggio eroico dello spirito, sull’esempio di Gesù, che è con noi, e della Madre sua, che è l’Aiuto di tutti. | 28 luglio 1943 | Tutto quanto Gesù ci rivela è un suo dono al quale non abbiamo diritto. Sarebbe altrettanto bello se ci abbandonassimo a Lui, diventando suoi "fidenti" prima che "confidenti" e magari arrivando ad essere l’una cosa e l’altra: discepoli che agiscono in nome del Maestro e pargoli che si lasciano condurre dal Padre. Lo dice Gesù alla scrittrice, che non aveva ben capito lo scopo della sua richiesta di aiuto per un’opera di salvezza, ma aveva ugualmente offerto preghiere e sofferenze e si era lasciata guidare nell’aprire il Libro le pagine che parlano dell’oggi, contribuendo ad impedire il compiersi dell’ultima colpa. Il grande male che è stato debellato per pietà di noi non deve far germogliare piccoli mali, che sfiderebbero la Giustizia divina con conseguenze disastrose. Per un idolo caduto non si innalzino tanti idoletti. Dopo aver ripetuto che le colpe dei piccoli portano i Capi a commettere grandi peccati, Gesù promette alla scrittrice che rileggerà insieme con lei i passi di Isaia. | 29 luglio 1943 | Il Libro va letto non con gli occhi ma con lo spirito unito allo Spirito di Gesù. Come promesso il giorno avanti, Gesù guida la scrittrice nella lettura, con vista soprannaturale, dei passi di Isaia che possono essere applicati ai più grandi colpevoli dell'ora presente. |
30 luglio 1943 | Continuando nella lettura di Isaia, Gesù illustra i brani che si riferiscono ai minori, quelli del popolo, che sono vittime delle colpe dei grandi ma ne sono anche gli artefici, essendosi allontanati da Dio: li esorta a lasciare a Dio ogni giudizio e a tornare a Lui che li ama. -Dopo le tessere e le violacee, in un altro "dettato" Egli esamina le tessere d'oro del mosaico di Isaia, che si riferiscono al trionfo della Chiesa celeste e alla beatitudine di quelli che sanno vivere nello spirito. Ma per i molti che saranno colpiti dalla Giustizia bisogna pregare e sacrificarsi. Morire d'amore è la più cruente delle morti. L'amore è il vero nome del sacrificio del Figlio di Dio. | 1 agosto 1943 | La Madre di Gesù soffriva per la cognizione, che sempre ha avuto, degli oltraggi che sarebbero stati fatti al Figlio, amato da troppo pochi. Ella portò la croce prima di Lui. Le sue lacrime, insieme con il Sangue di Gesù, ci hanno ottenuto il perdono di Dio. Ma il sacrificio delle vittime innocenti non basta a salvare il popolo, che per tornare al Signore deve liberarsi degli dei che nel cuore hanno preso il posto di Dio. Gesù asciuga le lacrime dei santi che soffrono nello spirito, ma quello dei ribelli che imprecano per le sofferenze della carne saranno asciugate dal fuoco eterno. -Nel successivo "dettato" Gesù spiega come la potenza del credere in Lui potesse portare a salvezza i pubblicani e le meretrici di cui parla il Vangelo. Chi non crede in Dio deve per forza credere in qualcos'altro, altrimenti si uccide nell'anima e nel corpo, come fu per Giudia Iscariota. Il mondo sta cadendo in una morte spirituale che rende vani il perdono e l'amore di Gesù. | 2 agosto 1943 | Chi ha Gesù ha tutto. Egli non si stanca di stare vicino alla scrittrice e a tutte le anime che il Padre gli ha affidato come suo tesoro e per le quali ha lasciato il Cielo, sottomettendosi alle restrizioni terrene e subendo oltraggi. A lei è serbata la vita eterna, perchè si salva chi realmente crede. -In un altro "dettato" Gesù risponde alla richiesta di un segno da parte di Padre Migliorini, che vorrebbe far persuasi i confratelli che non credono. Dopo aver spiegato che sono inutili i segni per chi coltiva la scienza umana che nega, Egli fa l'elogio della verginità dello spirito e condanna severamente il razionalismo. Alle domande dello stesso Padre sull'antagonista ultimo risponde che è bene lasciare l'Orrore avvolto nel mistero e non indagare riguardo al tempo. -Infine la scrittrice annota l'apparizione dolorosa di Gesù nella veste di sangue e tristissimo, che dice: "Soffro tanto". |
3 agosto 1943 | La scrittrice annota di aver sofferto da morire, nella notte, e di sperare di aver consolato il suo Gesù. | 4 agosto 1943 | Dobbiamo temere non chi può uccidere il nostro corpo ma chi può uccidere la nostra anima. Le guerre sono sacrileghe perchè uccidono le anime oltre che ai corpi. L'anima contiene lo spirito, che le dà la vita e che è segno della nostra origine di figli di Dio. Con la nostra volontà possiamo farci complici di chi uccide la nostra anima. Gesù termina assicurando alla scrittrice che in lei la vita dello spirito cresce con il morire della carne. | 5 agosto 1943 | L'ira delle nazioni è il prodromo dell'ira di Gesù nell'ora del Giudizio. I morti da giudicare, di cui parla Giovanni nell'Apocalisse, saranno anche tra i vivi nella carne che saranno morti alla vita eterna; e i servi, profeti e santi, che avranno la ricompensa, saranno i vivi nello spirito e potranno trovarsi tra i semplici sconosciuti piuttosto che tra i dotti superbi. Il Male è inevitabile, ma maledetti coloro che lo servono. |
6 agosto 1943 | Come al momento della crocifissione, così anche ora e sempre il Sangue di Gesù continua a perdonare ed a condannare. Come gli ebrei di allora, così i cristiani di oggi accusano e maledicono il Cristo, e i meno colpevoli pregano senza fiducia, vivono senza sacrificarsi, amano senza ardore. Le vittime, che si saturano di quel Sangue e salvano il mondo, sono sempre più poche. | 7 agosto 1943 | Tutta l'umanità è peccatrice, con la sola eccezione di Maria Ss., che non fece rimpiangere il Paradiso al Figlio Gesù: le perfezioni della sua purezza e del suo amore non possono essere comprese da mente umana. Se tutti sono peccatori, l'Empio condotto al sepolcro, di cui si parla nel libro di Giobbe, si distingue perchè porta il peccato ad una perfezione demoniaca, il cui sbocco è la Morte. I beati gioiscono, i penanti espiano nell'attesa della liberazione, i dannati si tormentano per il bene perduto. Ma l'Empio, che avrà trascinato altri all'empietà, avrà in più l'orrore di contemplare il suo Delitto contro le creature di Dio. Per sollevare la scrittrice, Gesù termina dicendo che le anìme come lei sono nel povero mondo un pezzettino di Cielo sul quale può posare i piedi il Figlio di Dio. | 8 agosto 1943 | La scrittrice riceve da Gesù consigli intimi che non deve scrivere. |
9 agosto 1943 | Sempre giusta è l’ora della morte. Gesù spiega per quali motivi Egli, padrone della vita e della morte, dà ad alcuni una vita lunga e ad altri una vita breve. Poiché è l’amore, la forza di attrazione tra Dio e l’anima, che ne ha attimi di estasi sulla terra e beatitudine senza fine in Cielo, ha paura della morte chi non ha capito l’amore e non ha la coscienza tranquilla. Se facciamo di Dio il nostro Padre, non dovremo temerlo come Giudice; e la nostra morte sarà beata. Gesù predice alla scrittrice la Gioia del loro incontro definitivo, pregustato stamane con un sussulto d'estasi al momento della Comunione, come lei conferma con una breve nota al termine del "dettato". | 10 agosto 1943 | La scrittrice, portata ad aprire la Bibbia su un punto tristissimo, vorrebbe invece una parola di speranza per la Patria; e Gesù le fa capire che la istruirà su un passo di Geremia. -Il "dettato" che segue tratta della preghiera. Solo chi ha la conoscenza vera del Signore può pregare nella maniera giusta. Le preghiere che si elevano in questi tempi sono contaminate da ipocrisia, da odio e da lussuria. Senza il pentimento e la penitenza ogni preghiera è menzogna e offesa a Dio e attira la punizione del Padre. | 11 agosto 1943 | Rispondendo a chi osserva che le sofferenze della scrittrice non cessano mentre ella scrive, Gesù dice che le missioni sono sempre penose alla natura umana, come fu per la propria, e ricorda che la scrittrice ha dato in offerta le sofferenze della carne. Lei compie, scrivendo, la volontà di Dio, che non le impone sofferenze superiori alle sue capacità; ma c'è un infinito bisogno di sofferenze per l’ora terribile che ci sovrasta. -Più tardi Gesù rafforza il suo concetto esortando la scrittrice ad imitare Maria Ss. nella Passione. Anch'Egli soffre tanto davanti alla pervicacia umana, ma è dolce piangere insieme. Soltanto il sacrificio salva. -Dopo i due "dettati" la scrittrice confida a Padre Migliorini quanto la fa soffrire l’intuizione del futuro. |
12 agosto 1943 | Quando l’uomo si abbandona alla volontà di Gesù è superiore agli angeli, che non hanno il merito di domare le ansie che non conoscono; e quando l’uomo si crocifigge per amore del Crocifisso è ammirato dagli angeli, che non possono soffrire per amore di Gesù. La scrittrice fa poco non avrà altri che Lui, che ha bisogno del suo dolore ma che l’aiuterà sempre. Lo lasci fare e lo ringrazi, perché mancano le voci che salgono al Cielo per ringraziare. - A sera, Gesù le propone la parabola della perla, che si forma da un sassolino grezzo rapito alla sconfinata libertà del mare e inghiottito nelle valvole di un mollusco. Allo stesso modo l’anima ritrova la propria origine divina se rinuncia alle gioie del mondo e si rinchiude nel cuore di Dio, che dà la gioia vera. | 13 agosto 1943 | Gesù istruisce Padre Migliorini e la scrittrice sull’apostolato e sul modo di illuminare le anime; ma lei, annullata come creatura, deve restare sconosciuta. Non si abbia ripugnanze nell’avvicinare i peccatori, come Egli non ne ebbe, e non si pensi di stare a parlare a vuoto. Egli ama farsi aiutare dai discepoli nel redimere. La missione di Padre Migliorini e la funzione di Marta Diciotti sono paragonabili a quelle di Lazzaro e Marta di Betania accanto a Maria. -Al "dettato" segue l’accenno della scrittrice ad una lettera del Padre e ad una visione di Gesù che procede tutto solo con la sua croce. | 14 agosto 1943 | La collaborazione che Gesù chiede ai discepoli mostra quanto Egli ci ama e come vuole spronarci. Anche per divenire Cibo chiede mani sacerdotali, di cui non avrebbe bisogno. La Chiesa da lui fondata unisce Cielo, Terra e Purgatorio nella Comunione dei Santi; allo stesso mondo i membri della Chiesa militante devono aiutarsi e completarsi vicendevolmente. Il mondo di oggi, che odia, non comprende che la carità è nata dal Cuore di Gesù, il quale porta le croci che noi non sappiamo portare. Guai se un giorno Egli non dovesse più avere altari e cibori. |
15 agosto 1943 | Degli scritti, la parte propria della scrittrice ha valore informativo, quella di Gesù serve alla formazione spirituale. Lo stabilisce Gesù, che poi parla della richiesta di una preghiera per la pace, che è più egoistica di quella che chiedeva di essere risparmiati dalle bombe, perché gli interessi particolari non fanno desiderare la vera pace, che è quella voluta con vista spirituale. Gli uomini non sanno andare a Lui, e la loro malvagità li porta alla rovina | 16 agosto 1943 | Gesù spiega perché viene chiamato "Primogenito fra i morti": nell’ordine umano Egli è il nato vivo tra i generati morti di Adamo; nell’ordine divino, essendo Egli il Figlio generato dal Padre, e alla testa dei nati di Dio secondo la grazia. Infine è Primogenito perché è stato il primo ad entrare in Cielo con la Carne. Ne derivano per Lui diritti sovrani ereditati dal Padre, che è Re eterno, unico e santo. Quando verrà, Egli avrà regno sulla terra ed evangelizzerà con una forma nuova, perché i buoni e i malvagi saranno tali non umanamente ma spiritualmente. Per pietà di noi prepara ora il tempo futuro ripresentando la Parola che è stata dimenticata o sviata. -Nel "dettato" successivo Gesù, sviluppando il tema precedente, illustra la condizione umana dal peccato originale alla venuta di Lui e al suo sacrificio, per arrivare al tempo dello spirito, quando gli uomini avranno liberamente scelto tra lo Spirito-Dio e lo spirito-satana ed Egli verrà con la Carne glorificata per l’ultimo ammaestramento, che sarà fatto in forma nuova e con forza nuova, e per giudicare. | 17 agosto 1943 | Nel tempo dello spirito, illustrato il giorno avanti, i maledetti saranno coloro che avranno trafitto lo spirito del Figlio di Dio dopo aver trafitto, nei loro capostipiti, le carni del Figlio dell’Uomo. Gesù elenca le varie trafitture fatte nei secoli e che lo colpiscono, con Lui, anche il Padre e lo Spirito Santo. A lui è deferito ogni giudizio. |
18 agosto 1943 | E' Gesù l’albero della vita che, come è detto nell’Apocalisse, sarà dato da mangiare al vincitore. Il vincitore è colui che ha vinto in sé la carne e il demonio per essersi dato totalmente all’Amore. Riceve come cibo la Parola e vive di Essa in una unione di amore che gliela fa comprendere. | 19 agosto 1943 | Anche la "manna nascosta" (sempre dal libro dell’Apocalisse) è la Parola, che è "manna" perché dolce ed è "nascosta" perché detta nel cuore ai meritevoli, che sono coloro che vincono la parte inferiore. Il "sassolino bianco" è la Verità che ci mette sulla Via dell’eterna Vita. -In un altro breve "dettato" Gesù dice che il mondo perisce perché non ha custodito la Parola e ha deriso la Legge che salva, lasciando spazio al dominio di satana. | 20 agosto 1943 | Quanto avviene da qualche tempo può far pensare che sono state aperti i "sette sigilli" di cui parla l’Apocalisse; ma non è ancora l’ora. Si dovrà compiere il numero degli eletti, le cui preghiere e patimenti purificheranno la Terra, e dovrà crescere l’orrore per l’umanità che si è venduta all’Odio. L’anticristo, di cui abbiamo solo i precursori, sarà un astro della sfera soprannaturale precipitato nelle spire di satana e aiutato dai nemici del Cristo. Non ci è dato di conoscere il nome dei "sette tuoni" apocalittici, al termine dei quali cesserà il tempo e comincerà il Giudizio, che separerà in eterno il Bene dal Male e ci svelerà il mistero di Dio. |
21 agosto 1943 | Nei "due testimoni" di cui parla l’Apocalisse sono adombrati i martiri della fede che, odiati come il Cristo, diventeranno martiri e, dopo aver dato la propria vita, avranno una fulgidissima risurrezione. -In un altro "dettato" Gesù ripete quanto già detto in merito all’odierna tragedia, che sotto una parvenza di motivi terreni nasconde una lotta soprannaturale scatenata da satana a danno delle anime, le quali da se stesse si selezioneranno per essere o servi del Male, così preparando il regno dell'anticristo, o fedeli al Cristo e alla sua Chiesa e perseguitati. | 22 agosto 1943 | satana copia Dio nelle sue manifestazioni. Come Dio ha in Michele e Gabriele i suoi arcangeli fedeli, così satana si serve delle due "bestie" apocalittiche per vincere l’uomo con la forza della seduzione o per conquistarlo con la persuasione della scienza. Gesù condanna la scienza che rende superba la mente creando molte teorie, non la scienza che vuole approfondire la conoscenza del creato. Chi cerca la Sapienza sa comprendere la vera Scienza. -Più tardi, in un "dettato" più lungo, Gesù illustra le "sette piaghe" riferendole ai vizi della carne, ai guasti delle risorse naturali e alle malattie, fino alle dottrine demoniache che seducono con falsi prodigi. Spiega che la "gran Babilonia" è la Terra, il più corrotto dei mondi creati, le cui nefandezze ne decreteranno la fine e il giudizio. Mostra nelle lettere che formano il proprio Nome gli attributi di Dio e predice il tempo del suo Regno della terra, che porterà una tregua nei delitti demoniaci, darà un'occasione per ravvedersi e sarà seguito dal Giudizio finale. -Al termine la scrittrice, stanca ma beata, deve spiegare la differenza tra Terra come unione di persone e terra come globo, per giustificare una contraddizione che è solo apparente; e pensa di poter riposare. - Ma Gesù la riprende con un altro "dettato" nel quale illustra le due resurrezioni, legate alla morte prima e alla morte morte seconda, cui l’uomo perviene per quella libera volontà che Dio stesso gli ha data. | 23 agosto 1943 | Applicando alla scrittrice e al suo direttore spirituale espressioni del suo Vangelo, Gesù li chiama amici e li istruisce sul modo di usare e di diffondere con buon senso gli scritti senza il nome della scrittrice. Non si illudano di ottenere frutti e sperino in Lui come loro unico compenso. |
24 agosto 1943 | Certi scienziati, come Marie Curie, sono umanamente perfetti, per doti naturali e per virtù praticate, ma il loro spirito regredisce per mancanza di amore a Dio. Inventori del nuovo ma negatori dell'eterno, progrediscono in una scienza che dà frutti avvelenati. Più grandi di loro saranno, nell'ora del giudizio, le piccole creature illetterate ma accese dall'amore. | 25 agosto 1943 | Gesù non approva le discriminazioni e le carneficine. Egli ha versato il Sangue per tutti ed è vicino a chi soffre. | 26 agosto 1943 |
La fede, quella vera nell’unico Dio e in Cristo, e di cui è custode la Chiesa, assicura oggi le stesse verità che assicurava ai padri antichi e che saranno le stesse fino all’ultimo giorno. Credere non è essere dei creduloni, ma è accettare le verità e capirle al lume della ragione, ed è soprattutto amare. La scrittrice non giudichi i disgraziati che non credono, ma ripari alle loro negazioni e consideri il dolore di Gesù per le anime che periscono. |
27 agosto 1943 | Per farli capire meglio, Gesù puntualizza i periodi degli ultimi tempi così come si ricavano dai "dettati" di commento all'Apocalisse: dal periodo (che è l’attuale) dei precursori dell’anticristo a quello dell’ultima avvenuta di satana. Ciò che più importa è l’instaurazione del Regno. | 28 agosto 1943 |
Volendo giustificare la definizione di "eterno Immolato" che ha data di se stesso, Gesù comincia con l'osservare che noi uomini ci chiediamo come ha potuto Dio creare l’uomo se sapeva tutto. Gesù conferma l’onniscienza di Dio dall’eternità e colloca la creazione dell’uomo tra i misteri che potremo comprendere quando saremo nella gloria. Poiché credere è amare, non dobbiamo indagare, ma dobbiamo amare Dio per la certezza che Egli ci ha creati per impulso d’amore. Già prima della creazione, cioè da sempre, l’olocausto della Seconda Persona è nel cuore della Trinità. Perciò Gesù è l’eterno Immolato, la Vittima eterna, Colui che ci guarisce dalle colpe, ci riunisce a Dio e ci dà ogni certezza. |
29 agosto 1943 | L’obbedienza vale più dei sacrifici e la disobbedienza è come un peccato di magia o di idolatria. Gesù illustra questa espressione biblica partendo dal peccato originale, che fu una disobbedienza, e spiegando che obbedire è fare la volontà di Dio. L’atto di obbedienza così inteso basterebbe a salvare il mondo, sull’esempio di Maria e di Gesù, due Innocentissimi che consumarono l’Obbedienza somma per ridare a noi la grazia perduta. |
30 agosto 1943 | A certe insinuazioni e tentazioni la scrittrice risponda con le parole di fiducia del vecchio Tobia. Così dicendo, Gesù la rassicura e le fa intravedere la gioia che compenserà il dolore di ora. Tuttavia lei non deve ritenersi esente dal dovere, comune a tutti i fedeli, dell’unzione sacramentale che fa comparte del Regno. | 31 agosto 1943 | E' dal cuore che escono le malvagità ed è dal frutto che si riconosce la pianta. Noi facciamo mal uso dei doni ricevuti da Dio, a cominciare dal dono della vita, e non seguiamo gli insegnamenti del Cristo. Egli vuole essere onorato nei cuori, non nei templi di pietra, e ci esorta ad essere cristiani veri, non cristiani a parole, che cedono alle tentazioni a causa di una volta perversa. | 1 settembre 1943 | La scrittrice non è sola. Specialmente nei momenti più penosi è sostenuta da Gesù, che sentì anch’Egli il bisogno di aiuto nella Passione, ed è consolata da Maria Santissima, che non fu esente dallo strazio del restare orfana. Infatti la santità non sopprime il dolore, ma ne accresce la capacità. La scrittrice sia simile alla Trafitta e all’Immolato. |
2 settembre 1943 | Gesù lavora le anime come il vignaiolo lavora la vigna per ricavarne buon vino. Egli è il sole ed è anche il vignaiolo: l’anima deve desiderare il sole e non deve sottrarsi al lavoro del vignaiolo. La vendemmia è vicina per la scrittrice, che deve aumentare i suoi sforzi per diventare grappolo saturo di liquore di vita terra. | 3 settembre 1943 | Beato chi sa dire “Ave Maria” con amore riverenziale e lasciandosi purificare da questo saluto, detto con vero spirito. Maria è tanto fusa con la Trinità divina da poter medicare le nostre ferite se trova in noi il desiderio di guarire da esse. Non dovremmo attendere l’ora della morte per chiedere, con volontà di pentimento, la salvezza per mezzo di Maria. | 4 settembre 1943 | Il saluto dell’Angelo a Maria “piena di Grazia” è rivolto anche a noi, perché riceviamo continuamente le attenzioni divine; ma non trova in noi la rispondenza che trovò in Lei, che aumentava la vigilanza sulle proprie virtù pur sapendo di essere favorita e protetta da Dio. La tentazione non risparmiò Maria, che è grande non per gli aiuti divini, ma per aver voluto essere santa per amore del suo Dio. Era “piena di Grazia” perché in Lei era Dio e perché sapeva far fruttare al massimo il dono della grazia. Non possiamo concepire in noi il Cristo se non aspiriamo alla grazia. |
5 settembre 1943 | “Il Signore è con te”: non solo con Maria, ma con ogni anima che non si allontana da Lui cedendo al Tentatore. In modo speciale l’unione con Dio era vitale per Maria, che non si separò mai da Lui e toccò il vertice del dolore quando, nella Passione e come Gesù, fu privata di quell’unione. Noi invece non calcoliamo quale miseria è perdere Dio, che non cerchiamo. Chi è saturo di Dio non ignora il male, ma esso gli resta estraneo e non nuoce a lui che irradia solo il bene. Maria si annullò in Dio tanto visse di Lui solo. La pratica dell’unione con Gesù cambierebbe il mondo più di tante pie pratiche. | 6 settembre 1943 | "Benedetta fra tutte le donne" è Colei la cui perfezione testimonia l'amore di Dio nel creare il mondo e il super-amore di Dio per l'uomo nel dargli il Redentore pe mezzo di Maria. Gesù spiega per quali motivi fu necessaria l'incarnazione di Dio nel seno della Vergine per redimere l'umanità da tutte le colpe e termina con una serie di benedizioni e di lodi alla Madre sua. | 7 settembre 1943 | "Benedetto il frutto del tuo seno" è l'attestazione di una gloria che costò a Maria, chiamata ad essere Corredentrice, un dolore che superò la beatitudine fin dal momento del suo "fiat". Gesù illustra tutti i dolori che Egli, per amore degli uomini, ha dovuto procurare alla Madre sua dalla nascita al sacrificio finale. Far soffrire Lei, che non lo meritava, è stata per il Figlio la cosa più costosa insieme con l'abbandono del Padre e il tradimento dell'amico. Egli l'ama ancora e vorrebbe che noi l'amassimo. |
8 settembre 1943 | Alla scrittrice, come regalo per la sua festa onomastica, Gesù dà l’intuizione segreta della bellezza di Maria Ss.: il suo sorriso e il suo silenzio purificavano e innalzavano. Voglia guardarla e imitarla per poter morire contemplando Lei. -E la scrittrice annota di vedere da ieri la Vergine sorridente e silenziosa. | 10 settembre 1943 | Servendosi dell’immagine ripresa dall’epilogo di un libro sapienzale, Gesù afferma di affidare alla scrittrice il tesoro della Parola, che lei deve trasmettere per il bene delle creature dopo averlo ricevuto con venerazione e servito con amore. Non potendo tornare sulla Croce per noi, Egli ha bisogno di anime crocifisse che si sostituiscano al Redentore. La scrittrice non si affatichi con le dottrine e non si metta pastoie di regole, ma sia semplice e libera, perché per andare a Gesù basta amare Dio e osservare i suoi comandamenti. Nel mondo pieno di odio il Maestro parla di amore e si riposa insegnando, come avveniva Betania, ad una Maria innamorata. | 11 settembre 1943 | Molte anime si perdono per la voglia di indagare nei segreti dell’universo e nei misteri dell’aldilà, travalicando i confini tra ciò che possiamo sapere da noi stessi e ciò che solo Dio può svelarci. Bisogna credere con semplicità la sua Parola senza turbare la pace dei trapassati nella ricerca di prove sulla seconda vita, che è una sola (non ci sono molte vite, come vogliamo pensare). I migliori, tra i violatori del mistero, cercano Cristo senza affidarsi con umiltà all’insegnamento sicuro della Chiesa; i peggiori lo cercano per scopi umani, e non otterranno la misericordia riservata ai primi. Solo ai puri credenti Gesù concede la conoscenza della Verità d’oltreterra. |
12 settembre 1943 | Tra i puri credenti, ai quali ha accennato il giorno avanti, Gesù sceglie delle anime speciali, senza tuttavia forzare nella loro libera volontà, e ad esse concede insegnamenti e luci. Guai però se queste predilette si servono del dono con avarizia, che essendo anticarità allontana da Dio, o ne fanno motivo di superbia, che spezza subito il contatto con Dio. Gesù fa l’elogio dell’umiltà super-perfetta della Madre sua, che in Cielo splende come astro di luce: ne viene concessa la visione alla scrittrice, che al termine del “dettato” cerca di descriverla. | 13 settembre 1943 | L'arcangelo Michele, anzi tutti e sette gli arcangeli erano presenti al sacrificio di Gesù, pur essendo effettivo l'abbandono da parte del Padre, necessario alla completezza dell'immolazione per tutte le colpe: carnali, morali e spirituali. Il sacrificio era condiviso dalla Madre nello strazio e nell'abbandono. Gli arcangeli erano curvi sul dolore dei due Martiri non per sollevarlo, ma per poterlo ricordare ai risorti quando verrà la fine dei tempi. - Al termine del "dettato" la scrittrice annota di aver avuto una visione mentale dell'arcangelo Gabriele in adorazione della Croce, di aver ritrovato tra gli scritti un riferimento a "disgraziati casi" di quei giorni e di aver fatto una ricerca in merito ai sette arcangeli. | 14 settembre 1943 | Nella festa di S. Croce, Gesù vuole rivelare alla scrittrice di aver sparso il Suo Sangue nel Getsemani per santificare la campagna, nel Tempio per le future case di Dio e i suoi ministri, nel Sinedrio per la scienza, nel palazzo di Erode per i re della terra, nel Pretorio per le autorità e il loro potere, sui soldati flagellatori per infondere nelle milizie il senso di umanità, sulle vie della Città per santificare il popolo che spesso vi commette il male. Se gran parte di quel sangue fu sparso inutilmente, le ultime gocce di Esso, raccolte sul velo verginale della dolorosissima Madre, non saranno perdute e saranno il gonfalone di Cristo nel giorno del Giudizio. |
15 settembre 1943 | E' sbagliato credere che Maria S.s. abbia sopportato agevolmente il dolore per il suo stato di Immacolata. Al contrario, essendo Ella la Corredentrice, dovette sperimentare lo stesso infinito e completo dolore del Redentore per riscattare i nostri peccati. Fu esente solo dai dolori del parto e della morte: la nascita del Figlio fu un'estasi, e un rapimento il beato transito di Lei. Ella è maestra di dolore. Rimasta sola nella sua ora tremenda, espiò le disperazioni delle creature divenendo la nostra Speranza. | 16 settembre 1943 | Un passo del profeta Gioele, nel quale la scrittrice aveva visto un riferimento al tempo presente, configura invece il periodo di benessere o di tregua che seguirà la venuta dell'anticristo e precederà l'ultimo Giudizio. Gesù lo illustra come regno dello spirito, quando i doni da Lui elargiti per attirare a Sè provocheranno in molti l'effetto contrario di una maggiore corruzione e quindi della condanna definitiva. Benedetti in eterno i figli rimasti fedeli al Signore. Dopo la stesura del "dettato" la scrittrice spiega le circostanze che lo hanno causato. | 17 settembre 1943 | A proposito di un passo, spiegato più volte, del libro della Sapienza, Gesù fa notare alla scrittrice che Dio non muta negli insegnamenti che riguardano lo spirito, malgrado le conquiste del progresso umano, che ci dànno strumenti utili ma anche risultati infernali. Egli non potrà mai abolire la legge dell’amore. Poi Gesù passa a trattare dei destini dell’uomo per respingere l’accusa di ingiustizia, che viene da quanti sono colpiti dal dolore e non pensano di aver bisogno proprio del dolore per purificarsi della loro peccati. Chi è nella luce non solo accetta il dolore, ma anche lo ama e lo desidera. Più si è nelle tenebre, invece, e più si fugge, si odia il dolore e ci si ribella ad esso. Sbaglia, poi, chi pensa che tutto è segnato, e perciò non agisce. La verità è che il nostro destino è conosciuto da Dio, ma siamo noi a farlo, perché Dio non violenta la nostra libertà d’azione. Però coloro che si lasciano modellare dalla mano di Gesù diventano i suoi prediletti e continuano la sua missione di Redentore. |
18 settembre 1943 | Riprendendo il discorso sul destino, Gesù dice che chi ama Dio ubbidisce alla sua volontà e si fa un destino di luce. E’ menzognero colui che dice di amare Dio ma non segue la sua voce. Lo spirito che è in lui lo rimprovera dell’inganno e lo tormenta fino a poter causare mostruose delinquenze. Gesù ci esorta ad essere figli che amano il padre e pone a modelli Se stesso, che amò alla perfezione fino al martirio più atroce, e la Madre sua, seconda in perfezione, che per amore del Padre rinunciò ad una vocazione, sfidò l’opinione del mondo e abbracciò il patibolo del Figlio. | 19 settembre 1943 |
La scrittrice descrive nei dettagli l’immagine di Maria Ss., che l’ha beatificata nella vista mentale in un’ora di terribile sofferenza. La contemplazione di Lei, che insegna la bellezza della purità, della preghiera e del silenzio, sostituisce oggi la lezione di Gesù. -Più tardi, senza parlare, b>Maria Ss. le insegna a vedere come figli suoi anche i nemici. |
20 settembre 1943 | Alla scrittrice Gesù spiega perché ha scelto lei come depositaria delle sue parole e perché il mondo ha bisogno di queste prove della sua misericordia per conservare un minimo di amore e di fede in Lui, che deve sostituirsi ai ministri e ai maestri della Chiesa, i quali offuscano la dottrina per essersi corrotti nella carne, nella mente nel cuore. Proprio i sacerdoti sono i più restii ad accettare questo aiuto che Egli dà alle povere anime e che è un rimprovero per essi, che saranno giudicati con severità. E’ grande non con chi avesse autorità, ma chi si fa piccolo. |
22 settembre 1943 | Ieri Gesù non si è fatto sentire per dar modo alla scrittrice di purificarsi da un moto di risentimento, perché Egli non può stare dove è odio, anche se umanamente giusto e comprensibile. L’insegnamento di oggi prende ad esempio tre personaggi del Vangelo: il centurione che chiede la guarigione del servo, la donna cananea e la moglie di Ponzio Pilato. Pur non essendo d’Israele, essi hanno avuto fede in Lui e sono stati premiati. Nel mondo che odia occorre ricordarsi di essere tutti i fratelli e non bisogna disprezzare nessuno, perché in ogni razza e in ogni nazione vi sono dei buoni che cercano Dio con purezza di cuore. Dobbiamo mondarci al fuoco dell’amore. | 23 settembre 1943 | Gesù fa notare la propria insistenza sulla necessità dell’amore e della penitenza. Dio aveva messo per noi solo la necessità dell’amore, ma la colpa ha sconvolto l’armonia tra la carne e lo spirito e ha fatto nascere la pianta del dolore. Gesù è venuto a santificare il dolore e a dare merito ad esso, confermando la profetizzata necessità della circoncisione dei cuori e per la nostra salvezza. Due sono per necessità dell’uomo: l’amore e il dolore. Noi però non sappiamo soffrire ma sappiamo far soffrire, non sappiamo amare ma sappiamo odiare. Anziché maledire per il dolore generato da noi, dovremmo chiedere l’aiuto del Risuscitatore, che attende di essere chiamato per tirarci fuori dalla morte spirituale. | 24 settembre 1943 | L’agonia della scrittrice riflette quella di Gesù, che non fu solo della carne, ma anche e soprattutto del cuore e dello spirito; eppure fu un dolce patire, perché dato per riparazione al Padre e per nostra salvezza. Egli ci ha detto di essere simile a Lui, che è mite e umile di cuore. Invece ci facciamo rovinare dalla superbia e dall’ira, cui si aggiunge una smodata lussuria, che ci porta alla perfezione del male. Ai suoi prediletti, che sono piccoli redentori, Gesù dice di essere simile a Lui nella generosità del soffrire. Più si ama e più si è generosi. |
25 settembre 1943 | Il matrimonio, voluto da Dio Creatore come coniugio, fu istituito da Gesù come sacramento per aiuto con la nostra animalità e per frenare l’illecito ripudio. Gesù spiega perché è adultero e maledetto chi scinde la propria unione coniugale per capriccio o per insofferenza, così come lo è chi pratica di nascosto altri rapporti coniugali. Egli conferma che è adultero anche chi soltanto desidera nel cuore un adulterio e chi si comporta in modo tale da indurre all’adulterio il coniuge. La lussuria che sgretola le famiglie è stata sempre alla base di ogni rovina nel mondo, perché la libidine spegne la luce dello spirito e uccide la grazia. | 26 settembre 1943 | L’abiezione del figlio prodigo che si riduce a guardiano di porci è ben poca cosa rispetto al sudiciume, repellente per gli abitatori celesti, dell’anima appestata dai vizi carnali. Sono vizi anche quelli nascosti che fanno del matrimonio una prostituzione, negando ad esso il fine di procreare voluto da Dio. La castità non è privativa dei vergini, i quali sono tali per elezione, ma è anche l’unico rimedio lecito per quei coniugi che temono di non poter mantenere dei figli. Benedetti i coniugi continenti e quelli che accolgono i figli senza avere i timori. | 27 settembre 1943 | Poichè nel Vangelo è detto che la fedeltà alla Parola è condizione per essere discepoli e per conoscere la Verità che fa liberi, Gesù spiega come la fede nella Parola non possa riguardare solo il Figlio, ma debba abbracciare la Trinità divina. Il mondo di oggi è portato ad accogliere quella parte di Verità che ad esso fa comodo ed a respingere il resto, cadendo nel baratro. Gesù non ha detto nulla di inutile ed è pronto ad illuminarci le verità che vogliamo capire, perchè vuole la nostra salvezza. |
28 settembre 1943 | Un esempio di fede limitata l’abbiamo in Pietro, il cui grande amore per Gesù (e ciò lo ha assolto dalla sua colpa) gli faceva rifiutare le verità di sangue che riguardano il suo Maestro. A differenza di Giovanni, che accettava tutto, predisponendosi alla fedeltà assoluta, egli giunse al rinnegamento, che fu mancanza di fede, non avendo capito che il martirio avrebbe fatto del Maestro il vero Signore della vita e della morte spirituali. Possiede la verità chi crede in Gesù al di là delle apparenze. | 29 settembre 1943 | Anziché pretendere un benessere terreno che Gesù non promette, dovremmo riconoscere i nostri torti e sopportare il male che è opera nostra: solo così il Salvatore eterno, che per noi si è incarnato nel seno della Vergine, interverrebbe a salvarci ancora. Invece noi imitiamo Pietro disconoscendo la potenza di Gesù, che perciò rinneghiamo, con Lui rinneghiamo la nostra dignità di uomini fatti a somiglianza di Dio. Vogliamo conoscere il male e farne l’esperienza, che porta dolore e morte, anziché afferrarci alla fede vera, che aprirebbe le porte della Misericordia e chiuderebbe quelle della Giustizia. Gesù affida i rinnegatori alle anime vittime, che senza giudicarli devono offrire per loro preghiera e sacrificio, prima ancora di usare la parola. | 30 settembre 1943 | Dopo aver delineato le caratteristiche che distinguono il vero dal falso discepolo, Gesù dice che le anime avvertono il segno di Dio in un suo prediletto. La scrittrice non deve rammaricarsene e, ad imitazione di Maria Ss., non si esalti per la lode, ma neppure neghi le grandi cose che Dio fa in lei, e taccia in un silenzio d’amore. |
1 ottobre 1943 | La scrittrice premette di essere rimasta sconvolta, ieri, da certe curiosità che hanno come profanato il segreto di Dio in lei, e di averne tanto sofferto da essere stata tentata di non scrivere più. Avendo poi aperto a caso la Bibbia, Gesù le ha risposto commentando, nel “dettato” che segue, un passo di Isaia. -Gesù vuole assolutamente che la scrittrice sia colei che grida le parole del Signore al mondo che è divenuto ribelle alla legge di Dio e che, senza lasciare il peccato, cerca Dio non con amore ma pungolato dal bisogno e dalla paura. Dio non si inganna, e ingiustamente gli uomini lo accusano dei mali che essi hanno provocato. Se credono di dover essere ascoltati perché pregano, vanno in chiesa, digiunano e si astengono da azioni delittuose, Gesù mostra loro in che modo fanno queste cose e con quale spirito, invece, dovrebbero farle. Poiché l’ora è piena, tornino a Lui, che attende un loro atto di amore per perdonarli e salvarli. La pace alla scrittrice, che sa amare fino all’estremo. | 2-3 ottobre 1943 | Nel tormento di un nuovo dolore, poiché vede approssimarsi la morte della propria madre, la scrittrice ricorda di essere stata privata di certi affetti e conforti più di Gesù stesso, e lo supplica di starle vicino e di aiutarla. -Nel “dettato” che segue, Gesù la invita a piangere fra le sue braccia ed a considerare che tali sofferenze, di lei e della mamma, sono necessarie ed hanno uno scopo santo. Voglia guardare alla gioia futura. Se tutti gli dessero il loro cuore, come fa lei, sarebbe la salvezza del mondo. | 4-5 ottobre 1943 |
Solo Dio può farle scrivere parole come queste nella notte che segue alla morte della mamma. Glielo dice Gesù, la cui presenza giustifica in lei una calma eroica che il mondo potrebbe scambiare per indifferenza. Per la mamma, perché arrivasse a quell’ora con lo spirito ornato di frutti, Egli ha usato le stesse cure del vignaiolo nella parabola del fico sterile. E la figlia lo ha aiutato. -All’alba, in un altro breve “dettato”, Gesù esorta tutti quelli che piangono ad andare a Lui e a credere in Lui. |
7 ottobre 1943 | Alla scrittrice che piange la morte della mamma, Gesù assicura, sulla parola dell’apostolo Paolo, che i morti che si sono nutriti di Lui vivono in Lui e restano in comunione con noi, perché solo la grande morte, ossia la dannazione dell’anima, è separazione dal mistico Corpo. Chi perde i propri cari non pianga, perché Egli glieli rende nel suo Regno. | 8 ottobre 1943 | La misericordia, che è Gesù, è così infinita ad operare prodigi pur di non far farci morire in eterno. Basta un palpito d’amore perché il lavacro dei meriti di Gesù scenda sul peccatore e lo salvi. I salvati dall’Amore benediranno doppiamente l’Agnello immolato perché, oltre ad averli giustificati con il Sangue, li ha accolti nel Cuore. | 9 ottobre 1943 |
A conforto di quanti piangono la morte dei propri cari, Gesù parla della vita eterna. Solo i dannati sono “morti”, ma gli altri, morti alla terra, vivono in Lui. Egli verrà a dare riposo e premio alla scrittrice, che non solo deve avere fede nelle grandi verità, ma anche deve credere che le segrete parole che riceve sono di Gesù: perciò non sia senza speranza il suo pianto per la morte della mamma. - Più tardi, in un “dettato” ricevuto dopo una crisi, Gesù le spiega che, tra coloro che vanno a Lui, ci sono i predestinati ad essere portatori di luci per quei fratelli che non possono guardare direttamente la Luce, che è Lui. La scrittrice è una di essi. Egli l’ha scelta, l’ha formata e l’ha attesa per quest’ora. Lei è diventata lo strumento, è la voce della Voce, e non deve temere di nulla e di nessuno. Infine Gesù le conferma l’interpretazione di un passo di Geremia, che si riferisce al pericolo di sciagure spirituali per l’Italia che accoglie idoli stranieri. |
10 ottobre 1943 | Le promesse fatte senza riflettere e quindi non mantenute (voti sacri, unioni matrimoniali, alleanze tra popoli) sono la conseguenza di uno spirito indebolito dal peccato, che leva la grazia. Gesù porta l’esempio di Erode, costretto come re a mantenere una promessa inventata. È necessario conservare in noi la grazia per non cadere in peccato, che ci procura la vera morte, e per non errare. Vivere in grazia significa diventare figli del Padre come il suo Verbo e nascere alla vita dei Cieli. -Nel secondo “dettato” Gesù fa elogio dell’amore, che è perfezione di sapienza e di intelligenza, perché fa vivere Dio in noi. L’amore è il compendio di tutto. | 11 ottobre 1943 | Partendo dai nomi dati all’amato nel Cantico dei cantici, Gesù parla dell’estasi di fusione, che è più alta dell’estasi di contemplazione. A tanto è giunta la scrittrice, la cui potenza di amore le fa superare ogni sofferenza, ad imitazione di Gesù e la Madre sua. Da Lui prescelta, la scrittrice non è più se stessa e vive solo di Lui, fino a quando per lei avrà a termine il dolore e verrà l’amore eterno del Cielo. -Dopo il “dettato” la scrittrice spiega che Gesù ha voluto con esso rispondere ad una sua intima domanda. | 12 ottobre 1943 | La scrittrice era anche lei un po' bruna come la sposa dei Cantici e come tutte le anime che, scendendo ad animare una carne, perdono il candore iniziale. Il battesimo restituisce all'anima un tale fulgore che se, l'uomo ne fosse consapevile, non lo offuscherebbe col peccato. Di tutto ci curiamo e ci preoccupiamo, ma non dei diritti dell'anima, dono e manifestazione di Dio e vero pregio del corpo. Ci diciamo cristiani ma non ricordiamo le parole del Cristo sulla preminenza dell'anima sul corpo. L'anima e Dio, perenni amatori, si cercano a vicenda e anelano a ricongiungersi, ma noi li defraudiamo di questo loro fine. Gesù, la Pietà perfetta, non guarda se andiamo a Lui "un po' bruni" e corre in nostro aiuto se satana ci insidia, purchè non vogliamo peccare e non disperiamo dopo il peccato. Egli ha voluto commentare una frase del Cantico per sollevare la scrittrice, che piange per la morte della mamma e che deve sapere di non averla perduta. |
13 ottobre 1943 | Dopo aver premesso che è un suo atto di bontà essere con la scrittrice, Gesù dice che Dio desidera stare con le creature, ma si ritira subito se l’anima, godendo della sua presenza sensibile, cade in superbia. Anche le creature dovrebbero desiderare di stare con Dio anziché cercarlo solo all’ultima ora, che potrebbe essere loro nascosta soprattutto in quest’epoca di morti improvvise, causate da un modo di vivere nel godimento e nel progresso. La scienza umana, che spesso porta disordine e rovina, avrebbe molto da imparare dallo studio dell’universo, creato da Dio e regolato da leggi di amore e di armonia. La Croce ci ricorda l’amore di Gesù per noi e la cura che dovremmo avere per la vita dello spirito. Imitare il Maestro in ogni cosa è il modo sicuro per seguirlo: lo faccia sempre la scrittrice e gli conduca anime attraverso l’amore e il dolore. -Nel secondo “dettato” Gesù illustra gli amorosi rapporti fra Dio e l’anima, sua sposa, e spiega cosa significa essere poveri di spirito e come si fa a guadagnare il Cielo con le ricchezze ingiuste, dando ad esempi Matteo e Maria di Magdala. Nel promettere la gloria ai suoi veri amatori, mette tra questi la scrittrice, la cui unione sponsale con Lui, sperimentata sulla terra nei desideri e nei contatti fugaci, e coltivata con un rigore non compreso dal mondo, deve avere gli ultimi ritocchi prima di essere completa definitiva in Cielo. | 14 ottobre 1943 | La scienza del mondo non sa cogliere il soprannaturale dai libri della Sapienza, anzi lo abbassa a livello terreno opprimendo la luce dello spirito, che dovrebbe essere signore e non schiavo della carne. Coloro nei quali questa luce non è spenta o preclusa sanno andare a Gesù sfidando le incomprensioni e spezzando le catene degli affetti. Gesù svela il senso soprannaturale di una frase del Cantico, spiegando che per cause diverse può venire la notte dell’anima, quando l’amore si ritira. Sia che avvenga per colpa umana, sia che avvenga per volontà divina, l’anima si rimette alla ricerca di Dio e lo ritrova. È questa l’esperienza della scrittrice, che sarà piena nelle dimore eterne. -Nel secondo “dettato” Gesù parla dell’amore, che quando è tanto forte da divenire “fusione” uccide, liberando lo spirito immortale dalla carne e facendolo nascere al Cielo attraverso un martirio incruento. Dolore dell’Uomo-Dio, il cui sacrificio d’amore ha attirato ben poco e creature all’Amore. | 15 ottobre 1943 | Sono applicate a Maria le lodi che nel Cantico lo sposo dice per la sua amata. Anche la bellezza fisica è dote di Maria, perché la bruttezza del corpo e le sue deformità hanno origine dal peccato insieme con la cattiveria. La legge antica, che colpiva i deformi, è stata corretta dalla dottrina d’amore del Cristo, venuto a redimere le deformità dello spirito e ad amare quelle del corpo, che di per sé redimono se si sanno portare. La bellezza di Maria, dunque, è tale che nessun artista potrà mai rappresentarla: in Paradiso è lo specchio senza macchia della divinità. Gesù vorrebbe che noi amassimo Maria e che il mondo si sforzasse di imitarla. |
16 ottobre 1943 | Gesù vuole parlare di una frase detta da Lui sulla croce, ma fa una digressione sulla presente croce della scrittrice per la morte della mamma, che mai le è stata mamma; e le fa considerare il dolore di tanti figli ripudiati, per il quale voglia lei offrire il suo dolore. Sulla croce Egli ha completato la sua missione non solo di Redentore ma anche di Maestro, dando una serie di insegnamenti. Per ultimo, raccomandando al Padre il proprio spirito, ci ha insegnato che lo spirito è la sola cosa preziosa nella vita e oltre la vita. Non dobbiamo temere la morte del corpo, che non conosce resurrezione, ma piuttosto quella dello spirito. Affidare lo spirito al Padre è il senso da dare alla frase del “Padre nostro” che chiede di non indurci in tentazione e di liberarci dal male. | 17 ottobre 1943 | Gesù spiega che nel Purgatorio le anime bruciano nel fuoco dell’amore, per non avere amato abbastanza in vita e perché anelano a possedere l’Amore intravisto nell’attimo del giudizio particolare. Pregare e offrire suffragi per le anime del Purgatorio significa aumentare la loro capacità di amare e accelerare il processo di purgazione, avendo in cambio un aumento di carità per noi attraverso la Carità divina. Gesù lavora per i cari morti della scrittrice. | 18 ottobre 1943 | Saper tenere l’anima fissa in Dio significa fare, di ogni nostra azione, cosa santa e gradita a Dio e utile a noi. Ma bisogna reagire alle stanchezze della carne e combatterle fin dall’inizio, per non farsi vincere dalla pigrizia che Dio condanna. Egli vuole tenerci desti visitando la nostra anima, che ne trasale, ma sta a noi assecondarla in questi suoi moti di dolcezza. Quando non lo facciamo per inerzia spirituale, dobbiamo saper vincere la forza della carne e degli affetti terreni per tornare a Lui, che sempre ci attende. La perdita di persone care, se accettata almeno con rassegnazione, è martirio d’amore che viene premiato. Gesù è il Bene che non muore. |
19 ottobre 1943 | A conclusione dei commenti al Cantico, Gesù insegna alla scrittrice le ultime astuzie della scienza d’amore, perché la sposa possa andare allo Sposo pura, bella, ardente, fedele, sicura, per essere tutta sua e con Lui presentarsi al Padre. La scrittrice ha il tempo per prepararsi, ma sappia che molto le è richiesto perché molto le è stato dato e che l’ultimo sentiero, per i piccoli redentori, ricalca quello del Golgota riservato al Redentore: ogni redenzione si compie sulla cima. Come Gesù, anche le vittime si preparino all’ora estrema vivendo sul cuore di Maria e guardando a Lei. Per possedere l’Amore bisogna rinunciare a tutto e vivere in Gesù e Maria. | 20 ottobre 1943 | Applicando alla scrittrice l’episodio evangelico della donna curva che fu guarita in giorno di sabato, con scandalo del capo della sinagoga, Gesù le fa rivivere il suo itinerario spirituale, dall’iniziale vocazione, all’amore per Lui, alle cadute e al suo rialzarsi fino a raddrizzarsi liberata degli ultimi legami. Anche oggi qualcuno potrebbe scandalizzarsi dei momenti e dei modi da Lui scelti, ma Egli ama servirsi delle nullità e prende i deboli, purché fiduciosi, per formarli fino a consacrarli alla missione di “vittime”. | 21 ottobre 1943 | Riprendendo l’argomento delle anime del Purgatorio, trattato il giorno 17, Gesù spiega le ragioni del loro soffrire per l’amore e del loro espiare con l’amore; e lo fa mostrando come la sua legge, nei consigli e nei comandi, sia tutta imperniata sull’amore: verso Dio e verso il prossimo. Dopo aver ampiamente spiegato come dovremmo comportarci, in tutti i casi della vita, se rispettassimo i dieci comandamenti, conclude che l’amore non dato sulla terra deve essere dato in Purgatorio, che perciò è sofferenza d’amore. La scrittrice, che offre suffragi per le anime che lei ama, sappia che merita soffrire tutta una vita per possedere, fin dall’ora della morte, l’Amore perfetto. |
23 ottobre 1943 | Il libro di Abdia descrive la situazione dell’Italia nell’ultimo secolo: lo afferma Gesù, rilevando come i reggitori hanno ricambiato i favori celesti con la superbia, l’ipocrisia e il tradimento. I segni sono tremendi e bisogna stornarli con la Croce, da venerare dappertutto. -Al termine la scrittrice interpreta quest’ultimo desiderio di Gesù e si dice addolorata fino alla tortura. | 24 ottobre 1943 | Ancora una profezia che fa male e che si sta compiendo: le parole di Isaia al re Ezechia. | 25 ottobre 1943 | Per superbia l’uomo si permette di sindacare Dio e le sue opere. È vero che Dio ci chiama suoi figli; ma come l’amore di un padre non esime il figlio dal portargli rispetto riconoscendone l’autorità, così, e a più ragione, noi abbiamo il dovere di ubbidire a Dio che ci ama e che opera per il nostro vero bene con una giustizia che è bontà. Basta un atto di amore per vincere Dio, che invece noi ci dimentichiamo di ringraziare. -Poi Gesù dice alla scrittrice che solo quando sarà morta verranno a sfamarsi del pane della Parola che Egli le ha dato per i fratelli, giacchè che ogni missione per riuscire ha bisogno di sacrificio e di derisione. Ma guai a chi nega lo Spirito, che con il Padre e con il Figlio è nella Parola. |
26 ottobre 1943 | Nei “dettati” il tono è diverso se Gesù dà insegnamenti per tutti o se parla amorevolmente alla scrittrice; ma neppure questa prova piegherà i razionalisti. | 27 ottobre 1943 | Il battesimo istituito da Gesù come sacramento lava la colpa d'origine e dà la grazia, della quale però ben pochi si curano per conseguire la santità. Quando Egli verrà, impartirà a quei pochi un battesimo di fuoco che libererà il loro spirito da ogni resto di umanità. Dal grano scelto saranno separati la pula (gli orgogliosi), il loglio e la cùscuta (ribelli e corruttori) e i viticci (i tiepidi e pigri). Ogni elezione è dolorosa perchè deve spogliare dalle impurità ed è gioiosa perchè è operata dall'amore. Perciò la scrittrice anelerà al dolore come all'aria che respira. -Più tardi Gesù, attingendo ad espressioni del Cantico, celebra la propria unione sponsale con la scrittrice attraverso la comunione Eucaristica e loda l'adorazione Eucaristica, da farsi anche a distanza, fino a dettare per essa una preghiera. | 28 ottobre 1943 | Gesù condanna con espressioni del profeta Ezechiele le pretese e le nefandezze dei potenti, i quali dovranno renderne conto nell’ultimo Giudizio. Alla scrittrice raccomanda di non cedere ai timori e di non farsi sedurre dalle lodi umane. Alle colpe dei capi unisce quelle dei sacerdoti, responsabili della morte delle anime come i primi lo sono di quella dei corpi. Gesù stesso si farà Pastore nel suo periodo di Re della pace, quando raccoglierà le sue pecore per l’ultima istruzione e caccerà dal gregge i pastori infingardi e quei laici divenuti superbi e duri di cuore. La felice sorte dei “fedeli” è anticipata fin da ora alle anime amanti, i suoi diletti che Egli ama. |
29 ottobre 1943 | Annunciando il tema di una profezia di Sofonia, che dice quanto avverrà nell’antivigilia del tempo ultimo, Gesù si proclama vertice dell’edificio profetico elevato dalle voci antecedenti e che degraderà con le voci successive fino alla resurrezione e al giudizio finali. Quindi descrive i segni precursori della sua seconda venuta fino alla separazione dei benedetti dei maledetti. Il giorno si avvicina, perché il tempo della terra è lungo ed è breve, come mostrano i rapidi capovolgimenti del presente. Si ascolti la voce del Signore e si va a Lui, prima che Egli venga a noi come Giudice. Nel suo breve Regno sul mondo Gesù regnerà con quanti gli saranno rimasti fedeli; e la Chiesa militante avrà il suo trionfo, nel penultimo giorno, prima della sua passione e della sua resurrezione eterna in Cielo. Guai chi rinnegherà Dio con la parola o con le opere, e beati quelli che avranno come dono il Cristo per essere rimasti in Lui. | 30 ottobre 1943 | Gesù rimprovera quei capi che credono di essere potenti e si fanno idolatrare, trascurando di esercitare una giustizia che si basi sulla forza dello spirito, e li esorta a farsi illuminare dalla luce di Dio e a cercare il Signore come consigliere. Tuttavia non devono cercarlo con intenti menzogneri, perché Egli aiuta coloro che gli sono fedeli nel cuore e non convalida le opere dei malvagi. Il Misericordioso compatisce e perdona, ma è giudice severo con chi induce gli animi a dubitare di Dio uccidendo in essi l’idea stessa di Dio. | 31 ottobre 1943 | Tornando sul tema della morte, Gesù ci ricorda che solo da quella della carne si risorge e che noi, con le nostre disubbidienze all’ordine naturale e soprannaturale, spesso ci diamo la morte sia del corpo che dello spirito. Dio, che ha creato tutto, non ha creato la morte, che è stata generata con il peccato di Adamo; Egli anzi ha operato delle risurrezioni sia di corpo che degli spiriti. Non c’è nulla di più grande dell’essere vivi nel Signore. I viventi in Lui non muoiono, e per essi si muterà in gioia eterna ogni pena della terra. |
1 novembre 1943 | La Sapienza viene data da Dio, che ne è il possessore assoluto, e porta a Dio, perché è Amore a Lui. Chi merita di ricevere la Sapienza possiede tutto e si fa simile a Maria Ss., che fu tutt’una con la Sapienza incarnata. Il mondo ha bisogno di chi porta il Cristo in sé e comunica la Sapienza; perciò Gesù dà voce a chi Egli sceglie. -In un successivo “dettato” Gesù deplora che certi poveri disgraziati siano degli abissi di errore e di orrore, e raccomanda alla scrittrice di rispondere loro non con le parole ma con la pazienza, la misericordia, l’amore e il dolore. Il riferimento è al cugino della scrittrice, come lei spiega subito dopo, esprimendo dolore per certe sue offese al Dio Eucaristico. | 2 novembre 1943 | La scrittrice espone il suo stato d’animo a seguito di un bombardamento aereo su Viareggio, si augura che non le succeda di dover morire fuori dalla propria casa, che ella ama, ed è riconoscente al Padre spirituale che l’ha visitata. | 3 novembre 1943 | Gesù dice di aver taciuto, ieri, per dar modo alla scrittrice di rispondere alle domande del Padre spirituale, al quale ella deve sempre ubbidire; e illustra il valore dell’obbedienza, che fu la virtù del Verbo e, secondariamente, della Madre Ss. e di San Giuseppe. -Quindi la scrittrice descrive per Padre Migliorini le fasi e i modi in cui riceve e scrive la Parola di Gesù. Ella è arrivata al punto di non saper più meditare per conto proprio, di aver perso gusto per la lettura e di sopportare con fatica le conversazioni. Giudizio su un libro del Ricciotti. |
4 novembre 1943 | Continuando a rispondere ai quesiti di Padre Migliorini, la scrittrice parla della propria cultura biblica ed il modo in cui il Signore le commenta passi biblici. Lo fa per ubbidienza e scrivendo con fatica a causa del suo stato di salute, che il medico ha trovato molto grave ma che le apre la gioiosa prospettiva di entrare presto nella Vita. -Segue un “dettato” di Gesù sulla scienza, che è paglia e che è perniciosa se tratta di cose sacre con sfoggio di erudizione umana. Egli rinvia al Cantico, che adombra gli amorosi rapporti fra Dio e le anime, per raccomandare la purezza d’animo e di amore, perché le anime hanno bisogno non di scienza ma di luce. Riprendendo poi a commentare il libro della Sapienza, Gesù illustra la situazione di Adamo, che prima del peccato era istruito direttamente da Dio e dopo il peccato non rimase privo delle sue luci, per mostrare che Dio è sempre Padre e che la Sapienza non abbandona a chi si affida a lei. Perciò non dobbiamo allontanarci da Gesù se vogliamo salvarci. Se adoriamo chi non è Dio ci attiriamo le sventure, come sono quelle attuali, di cui Dio non ha colpa. Egli non sarà severo con chi non lo conosce, ma sarà di una severità spietata con i cristiani traditori. | 5 novembre 1943 | Gesù giustifica quelli che, non conoscendo il vero Dio, si creano nella loro retta coscienza un Dio ignoto, ma condanna coloro che, istruiti sull’esistenza di Dio, lo negano coltivando una scienza tutto umana. Le idolatrie per il proprio pensiero o per un uomo che si è fatto tiranno sostituiscono la Religione con le religioni. I cristiani di oggi sono depravati, hanno corrotto il matrimonio e ogni espressione della vita pubblica e privata facendosi ladri, frodatori, menzogneri, infedeli, rissosi, oppressori, contaminatori e perfino si compiacciono di essere invertiti nei sensi. Sono questi i frutti dell’idolatria del senso e del potere. Ma non muta la legge dell’unico vero Dio, il quale maledice chi lo ripudia per seguire la Bestia. | 6 novembre 1943 | Gesù tiene conto che siamo insidiati e deboli, perciò è severo solo con quanti cadono scientemente, come Giuda che sfruttò la propria posizione di apostolo per tradire. L'immutata misericordia di Gesù per chi cade senza volerlo e per chi si pente deve farci fiduciosi e deve rimetterci sulla via dei comandamenti. Egli premia chi conquista la santità più di chi è santo per natura. Soltanto in Lui è la salvezza, poichè Egli soltanto può richiamare alla vita e ci tiene in vita con l'Eucaristia e la Parola. Gesù deplora lo stato attuale degli spiriti che si allontanano dalla Luce e non sanno vedere i suoi segni. La Sapienza non è amata e non è compresa; ma ai suoi fedeli Ella sarà forza e luce sulla terra, salvezza e gaudio oltre la terra. |
8 novembre 1943 | L'invocazione di pregare per noi "ora e nell'ora della nostra morte", che rivolgiamo alla Madre, fa riscontro al "liberaci dal male" detto al Padre. Nella preghiera dobbiamo preoccuparci del male spirituale, che è sempre in agguato con le tentazioni della vita e che avrà i suoi momenti decisivi nella morte del corpo e in quella più vera dello spirito. | 9 novembre 1943 | La vera pace è quella portata dal Cristo. Non possiamo ottenere la pace se la invochiamo da Dio per paura e continuando a fornicare con satana. La nostra crescita in satana è impressionante e porterà all’avvento dell’anticristo. | 10 novembre 1943 | Anche se certuni diranno che Egli si ripete, Gesù detta una spiegazione della parabola del seminatore per la categoria dei razionalisti, la cui eresia è la più perniciosa, perché è sottile e penetrante, a differenza delle grandi eresie, che almeno erano generate da una fede e facevano rumore. Dei razionalisti Egli esamina quattro categorie: i più grandi sono i negatori di Dio, che si ritengono superuomini; poi vengono gli umanamente colti, che soffocano la Parola sotto una boscaglia di erudizione umana; ad essi seguono i loro ammiratori, che si chiudono al Verbo divino perché affascinati dalle spiegazioni umane da chi ha fama di dotto; infine vengono gli imprudenti, che per condiscendenza accolgono l’errore invece di limitarsi ad essere indulgenti con l’errante. Beati coloro che sono e restano unicamente terreno di Dio, sul quale fruttifica la Parola. -Nel successivo “dettato” Gesù parla delle vittime come la scrittrice, le quali cadono a volte sotto la croce ed hanno la cognizione del futuro, ma il loro dolore si muterà in gioia quando riposeranno in Lui. Ora lei deve scrivere quanto Egli le detta per i sordi dello spirito. Si tratta del commento al passo di Isaia che solitamente viene applicato alla Passione di Cristo, ma che rappresenta noi come siamo ridotti dal peccare. Gesù espone i nostri attuali peccati nella loro cruda realtà per biasimarli e per chiederci solo la nostra volontà di rifiutarli, poiché il resto lo farà Lui. Il regno dei Cieli è di chi si fa simile ai pargoli tornando innocente nell’anima. |
11 novembre 1943 | Gesù predice i tempi ultimi, quelli che precederanno il giorno del Signore, quando rifulgerà il Vangelo nell’insegnamento della Chiesa di Roma, che avrà il suo giorno di osanna prima dell’estrema passione e dell’eterno trionfo. Invita gli uomini a prepararsi camminando nella luce ed evitando di farsi contagiare dagli idolatri di satana. Spiega il significato di un’espressione di Isaia sull’uomo che ha lo spirito nelle narici e mette in guardia contro i presunti superuomini. | 12 novembre 1943 | Gesù torna a parlare del tempo di pace, quando Egli radunerà i buoni dai quattro angoli della terra e li istruirà per l’ultima lotta contro satana, che sarà breve ma feroce. Saranno salvi coloro che avranno attinto forza dall’Eucaristia. Gli uomini che si perdono non possono darne la colpa a Dio, il quale ha dato loro la capacità di salvarsi e manda castighi per ammonirli e richiamali al dovere della fedeltà. Egli maledice coloro che si sono venduti a satana, corrompendo anche altre anime, e che si scagliano contro il Santo che parla in nome di Cristo e contro il Santuario edificato sul sangue dei martiri. | 13 novembre 1943 | Come detto in un passo di Isaia, occorre avere labbra e cuore mondi per trasmettere la Parola di Dio. Gesù rimprovera i sacerdoti che parlano in Suo nome con anima di peccato, mostrando di avere una condotta che è all’opposto degli insegnamenti che dànno. Egli è l’esempio da seguire perché le folle possano vedere nei sacerdoti il Cristo. Lasciando le sollecitudini materiali, i sacerdoti si purifichino per capire il Vangelo anziché imporlo con rigore alle anime, che per colpa loro si perdono; ed abbiano tutti il cuore di Giovanni. Gesù elenca le gemme che dovrebbero formare la corona sacerdotale. La salvezza dell’umanità dipende molto dai sacerdoti. |
14 novembre 1943 | Continuando a parlare ai sacerdoti, Gesù li istruisce sul modo di compiere la loro missione presso le anime con particolare riguardo alla pratica dell’amore, che deve riflettere quella dei padri verso i figli, e benedice tra essi i servi fedeli che sanno essere missionari dovunque. Lo Stato attuale delle anime non deve farli deflettere dal loro dovere, il cui adempimento eroico sarà premiato anche se dovesse dare pochi frutti. | 15 novembre 1943 | Gesù comunica alla scrittrice di averla fatta sperimentare l’amore del Padre. -Dopo il “dettato” lei tenta di descrivere la manifestazione del Padrecome l’ha ricevuta. | 16 novembre 1943 | Esortando la scrittrice ad essere tutta soltanto di Dio, del cui amore di Padre ha avuto ieri una manifestazione, Gesù la invita a continuare ad essere la mano che serve la Parola, poiché molti vogliono sostituire Dio con forze occulte a Lui contrarie. Le pratiche di chi vuol conosce il futuro ed evoca i morti non fanno altro che provocare nuove sciagure. Solo Gesù ci può dare pace. Sarà per noi necessaria la sosta di pace tra l’avvento dell’anticristo e quello finale del Cristo. |
17 novembre 1943 | Tutti gli uomini, sia grandi che piccoli, si fanno strumenti di satana compiendo opere di nequizia. Se sono evidenti le punizioni che i grandi ricevono fin da questa vita, non è detto che i piccoli restino impuniti. Quando verrà l'ora del nuovo diluvio il Signore, che non fa mai distinzione tra grandi e piccoli, permetterà che l’uomo sia punito dalle sue stesse colpe e, passata quell’ora, darà pace e pane ai giusti che saranno stati travolti nel comune castigo. Beati costoro, che sanno amare per i quali Cristo ancora perdonerà. Prima che il mondo perisca Egli sarà il Re che raccoglierà gli spiriti viventi in Lui. Tali sono fin da ora le vittime che salvano il mondo con il dolore. | 18 novembre 1943 | Continuando a parlare per coloro che con il loro sacrificio preparano le vie al Signore che tornerà, Gesù dice che essi, dopo aver il posseduto il Cielo al termine della vita terrena, saranno con Lui durante il suo Regno di amore e di pace sulla terra, prendendo la somiglianza del Padre, del Figlio e di Maria Ss.. Il “dettato” prosegue poi con parole di Dio Padre, che illustrano l'ora che precederà il Giudizio e predicano la sorte di gloria e beatitudine eterna di questi prediletti. | 19 novembre 1943 | Quello che Isaia dice di lucifero si può applicare agli attuali precursori del Male, i quali si credono superdèi e tolgono all’uomo perfino la libertà di pensare, che è dono di Dio. Essi opprimono dell’uomo la parte fisica, quella morale e la spirituale, ricorrendo a sottili astuzie quando non vi sono grandi persecuzioni. Se non ci nutriamo di amore e di Vangelo non abbiamo la forza di rimanere fedeli. Dobbiamo scostarci da loro per poter appartenere, nell’ultimo Giorno, alla Gerusalemme santa. |
20 novembre 1943 | Noi non volgiamo lo sguardo a Dio che ci ha dato tanto, ma vanifichiamo i suoi doni con una scienza nefasta e con il godimento, e non ci ravvediamo neppure tra i tormenti di un castigo. Lo dice Gesù, che fa seguire parole di lode e di conforto per il Papa che soffre rimanendo “luce del mondo” in questa ora di tenebre. -Dopo il “dettato” la scrittrice descrive due dolci sensazioni: le carezze ricevute ieri dalla Madonna e la parola di Lei, che oggi le ha chiesto di amarla. | 21 novembre 1943 | Ogni malattia e ogni recuperata salute dovrebbero farci riflettere sulla morte che ci attende e che ci introdurrà nella vera vita. Tutto ciò che ci viene da Dio è per il nostro bene spirituale. L’essere “vivi” va riferito non al corpo, che ha vita solo in questo mondo, ma allo spirito che vivrà in eterno. -Nel secondo “dettato” dedicato alla scrittrice e a tutte le anime amanti, Gesù, riferendosi all’episodio evangelico della peccatrice perdonata in casa del fariseo Simone, dà un significato alle lacrime, ai capelli e al profumo, che la donna usò per mostrargli il suo amore. Egli tutto perdona a chi lo ama con tutto se stesso. | 22 novembre 1943 | La redenta del Vangelo, di cui Gesù ha parlato il giorno avanti, umiliò tre doni ai suoi piedi, come i doni dei Magi che vennero ad adorarlo. Allo stesso modo la scrittrice deve sacrificargli tutto in forza del proprio amore, che non deve essere spento dalle acque di cui parla il Cantico, aggiungendo che per esso è inadeguata ogni ricchezza in cambio. Quando l’amore avrà fatto rapina di tutto il suo io, Gesù verrà per condurla alla Pace. |
23 novembre 1943 | Gesù compensa a dismisura quanto riceve da noi. Preferisce sempre salvare anziché castigare e sopperisce alle nostre carenze. La scrittrice stessa non avrebbe potuto progredire se Egli non l’avesse aiutata; ma ben pochi hanno come lei una retta volontà. Egli viene ancora una volta a pascere suoi agnelli (i fedeli) e a sorreggere le pecore che li allattano (i ministri), i quali perciò devono lasciare ciò che non è suo pascolo (scienza) e riunirsi, umiliandosi, intorno alla Croce. Per credere basta saper leggere il nome di Dio nell’immensità dell’universo. | 24 novembre 1943 | Questa volta parla Dio Padre per celebrare l’incarnazione del Figlio, un prodigio che fa trasecolare l’universo e che dovrebbe farci fiduciosi per l’amore di cui siamo stati fatti oggetto. Ogni altro prodigio di grazia viene sempre da Dio, che suscita i santi e la cui Sapienza parla gli spiriti. La Trinità di Dio non è scindibile: come i Tre sono uniti dall’amore, così il nostro amore deve andare in eguale misura alle Tre Persone divine. Non dobbiamo ascoltare le dottrine che sono disformi di quella portata dal Figlio, che insegna con l’esempio e redime con i suoi sacrifici per farci conquistare il Cielo. Solo il Padre può misurare la portata e la complessità dei dolori del Figlio, al quale continuiamo a procurare spirituali tormenti. I rari fedeli, banditori del Verbo e suoi testimoni, saranno il suo popolo quando Egli regnerà ed entreranno, dopo il Giudizio, nella Gerusalemme eterna. | 25 novembre 1943 | L’anima di Maria Ss. non è scaturita, come tutte le anime, solo dal Pensiero del Padre, ma è venuta dal triplice amore che unifica la Trinità divina, dal triplice desiderio di averla come figlia, come madre e come sposa. La redenzione ebbe tre tempi: la creazione dell’anima senza macchia di Maria, lo sposalizio di Lei con lo Spirito, che generò il Cristo, e la sua unione a Cristo redentore sulla Croce. Nel celebrare il Concepimento immacolato di Maria non dobbiamo dimenticare l’origine della sua anima, che segnò l’alba del giorno della Redenzione. |
26 novembre 1943 | Volendo accontentare Padre Migliorini, che è desideroso di sentir parlare di Maria Ss., di cui è vero figlio, Gesù offre delle riflessioni sulla divina Maternità e inizia spiegando le ragioni per cui Gerusalemme non fu prescelta ad essere la città natale del Re dei giudei. Anche noi, come Gerusalemme, stiamo sostituendo a Dio gli dèi delle passioni umane. Idolatrando degli uomini, ci allontaniamo da Dio, che ci punisce attraverso gli uomini che abbiamo idolatrato, come avvenne per Gerusalemme. La scelta di Nazareth e di Betlemme, per il concepimento di Gesù e per la sua nascita, mostra che Dio va agli umili. Allo stesso modo sono i piccoli del mondo gli eletti ad annunziare Dio, il quale ha il potere di atterrare un gigante dell’ateismo e del razionalismo. | 27 novembre 1943 | Se la maternità umana è vertice d’amore, la divina maternità di Maria raggiunse l’estasi, cui Ella si preparava nel raccoglimento facendone trapelare la luminosità. Solo chi ha Dio in sé riesce a capire gli spirituali rapporti fra un’anima e il suo Dio con il quale si è fusa. Il Fuoco santissimo che ardeva Maria andava annullando le leggi della vita, fino a farla sprofondare nell’estasi quando esso si mutò nella Carne del Figlio di Dio e suo. | 28 novembre 1943 | La luce, che fu segno caratteristico della nascita di Gesù, emana da chi ha Dio in sé e soprattutto emanava da Maria Ss., che possedeva la perfezione della santità umana e dava, di suo, la veste fisica e quella morale all’umanità di Dio che si formava in Lei. La sua santità operava prodigi di grazia in chi l’avvicinava. Bastò il suo abbraccio ad Elisabetta per santificare il Battista. Saturo di quell’emanazione di grazia era Giuseppe, tanto da diventare quasi simile a Lei. L’amore casto di Giuseppe era come doveva essere quello dei coniugi secondo il pensiero del Creatore. Nella notte santa fu la luce a scuotere Giuseppe assorto nell’orazione a mostrargli il neonato Gesù, Luce che veniva nel mondo. La famiglia, che si costituiva nella santità dell’amore, fu la prima redenta. I secondi redenti furono i pastori, ai quali la Luce si mostrò per santificare il Lavoro. Poi si mostrò a quei grandi che della loro potenza e della loro scienza facevano un mezzo di elevazione spirituale e che venivano da lontano, poiché i vicini, al pari di quelli del nostro tempo, respingevano e rinnegavano la Luce che veniva data soprattutto a loro. Gesù non vuole altro che amore dagli uomini e indica Maria che lo ha generato per opera dell’amore. -Dopo il “dettato”, la scrittrice annota di godere dell’estasi della visione, oltre che della parola, e ne dà lode alla bontà di Dio. |
29 novembre 1943 | Dio sempre ascolta la preghiera santa.Se a volte non ci esaudisce, ci compensa però con altri doni per il nostro bene. A profeta Daniele, che pregava, l’angelo svelava il numero dei giorni che mancavano al sorgere del Messia, il quale avrebbe mondato la Terra con il proprio Sangue innocente; ma il delitto della sua condanna avrebbe attirato sul popolo una punizione completa, perché Dio non perdona la pertinace nel peccare. Anche noi siamo incamminati verso l’abominio, perché i sacerdoti stanno assorbendo lo spirito del mondo portandoci ad uccidere il Cristo nel nostro spirito. Se non ci convertiamo, la desolazione durerà fino alla fine. | 30 novembre 1943 | L’Eterno Padre celebra la nascita del Figlio commentando un passo di Michea. Betlemme meritò di essere il luogo della verginale maternità di Maria Ss., la quale fu ubbidiente prima ancora di Gesù, che a sua volta non vuole forzare nessuno all’ubbidienza ma a tutti chiede adesione d’amore. Il Figlio santissimo regnerà anche sulla terra che lo ha condannato e scacciato, perché tutte le stirpi sono state da Lui redente; ma Egli sceglierà coloro che hanno sete di Verità. -Alla fine la scrittrice annota di aver ricevuto tra sofferenze atroci il “dettato” del giorno avanti e di avere scritto solo per la forza che le viene da Gesù. | 1 dicembre 1943 | Dal momento in cui portava in Sé il Figlio, Maria Ss. - è Lei è l’autrice del “dettato”- vedeva tutto con gli occhi di Colui per cui tutto è stato fatto, e la propria umana perfezione era sempre più compenetrata della Perfezione infinita, soprattutto con riguardo all’amore. Possedendo la Sapienza, non le era nascosta la futura vita del Figlio, avendone tortura ma anche beatitudine. Quando si possiede Dio, anche la più umile può cantare il Magnificat. |
2 dicembre 1943 | Quando l’uomo si stacca da Dio perde non solo la gioia di ciò che è soprannaturale, ma anche la felicità nel possedere i beni materiali. Lo dimostrano le vicende del momento presente. L’interesse di Dio deve sempre precedere gli interessi individuali e nazionali, perché non si commettano errori e non si abbiano punizioni dall’alto. Inutile la venuta del Cristo se noi non lo accogliamo nei nostri cuori. Tuttavia Egli verrà e attirerà a Sè i viventi nello spirito senza fare distinzioni di razze e di nazioni, come invece fanno gli uomini con le guerre generate dall’odio e con un bugiardo ossequio alla Fede e un falso amore alla Patria. Il severo rimprovero di Gesù si estende ai sacerdoti, che fanno riti con l’anima corrotta e morta, portando i fedeli a smarrirsi nelle tenebre. Non se la prendono con il “portavoce” che dice loro queste cose, ma siano riconoscenti e cerchino di non meritare tali parole di verità. -Parlando poi alla scrittrice, Gesù le dice di averla scelta perché è “piccola”, ma se lei volesse diventare “grande” la lascerebbe subito; e condanna quei sapienti che per superbia non accettano di essere istruiti da Dio per mezzo di un fanciullo. -Segue una nota della scrittrice: ha dovuto vincere la stanchezza per scrivere il secondo “dettato”, ha appreso dal giornale il decreto contro gli ebrei ed è beata per la “voce di Maria” che le cantava in cuore. -Nel “dettato” che segue, Maria Ss. rassicura la scrittrice che si doleva di averla amata poco: in compenso amava molto il Figlio suo, come avvenne per i pastori e altri personaggi del Vangelo. La Vergine sa attendere. Pur avendo sempre operato e insegnato con il silenzio, pregò il Padre, perché si facesse la sua volontà, anche a nome del Figlio neonato. Perciò chi compie la Volontà del Padre per amore del Figlio arriverà ad amare anche Lei, che allora viene per essere gioia e salvezza. | 3 dicembre 1943 | Gesù è il Vincitore di satana, che lo ha combattuto infinite volte durante la sua vita terrena e continuerà a farlo fino alla fine, quando la vittoria diventerà eterna. Con l’ubbidienza Gesù ha riparato alla disubbidienza iniziale e addossandosi le nostre iniquità ci ha mondati dagli altri peccati. Ha patito prima di avere la gloria ed ha espiato prima di diventare Giudice. Egli è l’esempio che i sacerdoti devono seguire nella cura delle anime. - Nel secondo “dettato” Gesù riprende il tema della divina maternità di Maria per spiegare che la luce del suo manifestarsi non si opponeva all’ombra calata sul mistero; e celebra il silenzio e il riserbo della Madresua. Il tempo luminoso della nascita si smorzò nella prospettiva dolorosa della redenzione, quando Maria si offrì insieme con il Figlio. Anche per questo Gesù ci invita ad amarla. | 4 dicembre 1943 | Come il sorgere del sole ogni mattina dà iniziato ad un nuovo giorno, così Gesù, chiamato “Oriente” dagli antichi d’Israele, rinnova con la sua Luce la giornata di Dio, che al suo formarsi fu oscurata dalla colpa d’origine. La sua luce non conosce tramonto, che solo noi conosciamo quando ci scostiamo da Essa. Gesù ha edificato il tempio della Chiesa che mai morrà ed ha riedificato i templi vivi delle nostre anime, facendosi nostro secondo Creatore e meritando il diritto di essere Sacerdote supremo. La redenzione da Lui operata è per tutti i popoli della Terra, ed Egli ci ama tanto da chiamarci tutti ad essere collaboratori suoi nell’edificazione della Chiesa. |
5 dicembre 1943 | Gesù non è venuto a negare la Legge, ma ha restituito ad essa la sua semplicità, togliendo le sovrastrutture messe dalla superbia dei dottori, i quali imponevano i pesi ai piccoli e offrivano i propri digiuni e sacrifici con ipocrisia. Anche oggi Gesù deve ricordare che è l’amore la regola da seguire nel presentare a Dio sacrifici e preghiere; e ci invita ad ascoltarlo se vogliamo che Lui ci ascolti. -Nel secondo “dettato” Gesù si proclama Salvatore anche del suo popolo di appartenenza che lo respinse e uccise, perché sarà accolto nel suo gregge coloro che lo riconosceranno e si pentiranno. Quel popolo segua la Verità e ami la pace per essere del Cristo e per mettere fine ad una guerra e ad un esito interminabili. Il Dio che tanto favorì i loro padri li attende nel Figlio Salvatore. Nel terzo “dettato” Gesù, rivolgendosi alla scrittrice con l’amore di uno sposo che non può fare a meno di comunicare con la sposa, le spiega in che consiste la “conversazione nei cieli”: è il rapimento nell’orazione ed ha liberato la sua anima dalle formule delle pratiche di pietà. Ora lei è l’aquila che sale verso il sole. - L’ultimo “dettato” è di Maria Ss., che spiega il senso di due affermazioni dell'evangelista Luca relative a Lei e a a San Giuseppe, modello di sposo che merita venerazione. Bisogna saper leggere il Vangelo. | 7 dicembre 1943 | satana sedusse l’uomo con il pensiero, che era di superbia, di poter diventare simile a Dio; e quel pensiero continua ad essere coltivato nel cuore dell’uomo secondo la carne e il sangue. Il Padre Creatore ci ha dato, invece, la sua somiglianza nello spirito, che è capace di raggiungere la perfezione. Gesù ha ripristinato la verità nascendo povero, umiliandosi a fare l’operaio, chiedendo cibo e riposo come pellegrino, morendo nudo su un legno d’obbrobrio. Fu grande perché volle essere piccolo, mentre noi siamo piccoli e vogliamo diventare grandi in modo illecito. Accogliere Lui significa conoscere la pace, che ci libera dalle seti dell’oro, dei sensi e del potere. Egli ci rinnova l’invito a farci segnare dal suo Sangue, che è perdono e salvezza. - Segue un “dettato” di Maria Ss., che spiega il senso di una frase dell’evangelista Matteo su coloro che fanno la Volontà di Dio e di un altra dell’evangelista Luca sulla beatitudine di chi ascolta la Parola di Dio. Alla Parola rivolge infine una preghiera che può essere recitata da tutti. - Segue ancora una breve “dettato” di Gesù, che vuole far notare un’altra prova della fonte non umana degli scritti. | 8 dicembre 1943 | Maria Ss. parla del Figlio suo per sfatare la pia credenza che Egli sia stato un bambino prodigioso ed innaturale. L'infinita tenerezza con la quale rievoca aspetti ed episodi della santa ma sempre umana infanzia di Gesù si smorza nello strazio del ricordo della passione e morte, per riaccendersi sublimata nella gioia estatica e perenne di averlo visto risorto. - Nel secondo "dettato" Maria Ss. parla del suo inconto con Gesù sulla via del Calvario e considera quanto dolore le sono costati i nostri peccati, che anche in Cielo continuano a ferire il Suo Cuore materno. Dice di voler parlare ancora alla scrittrice per farsi conoscere e amare come il Figlio. - Nel terzo "dettato" Ella rievoca alcuni momenti della Crocifissione per mettere in luce l'incidenza del suo essere la "Mamma" per Gesù e l'inizio della Sua maternità spirituale che ebbe in Longino il primo figlio. |
9 dicembre 1943 | Gesù si rivolge al Papa per ripetergli il comando evangelico di pascere i suoi agnelli, maltrattati dai potenti della Terra e corrotti da dottrine malefiche, e per spronarlo a levare la sua voce contro le nefandezze e i delitti, egli che è innocente e pietoso. Voglia ricordare a tutti che la Legge di Dio non è mutata: anche a costo di averne dolore e morte, parli. Se poi la Giustizia perirà, e perfino la Chiesa sarà dominata dai seminatori del Male, allora il Signore si ritirerà e conosceremo il pastore insensato, di cui parla il profeta Zaccaria, il quale preparerà il regno dell’anticristo. - Più tardi, in un altro “dettato”, Gesù parla delle profezie sui tempi ultimi, che sembrano essere in contraddizione tra loro se misuriamo il tempo di Dio con la nostra misura, anziché credere con semplicità. Compiacendosi poi del “portavoce”, che è una nullità di cui Egli si può servire, ripete istruzioni già date in merito alla divulgazione degli scritti, raccomandando prudenza e moderazione fin quando il “portavoce” sarà nel mondo. Padre Migliorini sa come regolarsi. Gesù non risponderà ancora alle domande ripetute. | 11 dicembre 1943 | La Chiesa, opera perfetta come Ente, presenta invece manchevolezze nei suoi uomini quando si allontanano dal Vangelo e antepongono gli interessi della Terra e quelli del Cielo. Gli errori del passato hanno provocato rovine spirituali incalcolabili e quelli futuri saranno il segno precursore della fine del mondo. Il vero male è nel clero cultore di razionalismo e asservito al potere politico. Andando alla profezia di Zaccaria sui pastori-idoli quella dell’apocalisse di Giovanni sui tempi ultimi, Gesù descrive il passaggio ad una Chiesa formata dai figli migliori, i quali prepareranno il suo Regno di giustizia e sapienza, che Lo vedrà unico Maestro di tutti i redenti, compresi gli ebrei pentiti. Questo suo secondo ammaestramento parlerà con i segni delle sue Piaghe, che abbatteranno gli impenitenti ostinati e fortificheranno per l’ultima prova i piccoli che lo amano. Dopo la prova Egli verrà come Re assoluto nella Chiesa militante e con i suoi santi salirà di nuovo al Cielo in eterno. - Poi Gesù rassicura la scrittrice sulla fonte dei suoi scritti e la tranquillizza contro dubbi propri e indifferenze altrui, spronandola a continuare a fare il proprio dovere e a crescere in santità. - In un terzo “dettato” Gesù descrive la creazione della terra per spiegare l’origine delle sorgenti benefiche che sono custodite nelle sue viscere e che devono essere sempre attive anche se gli uomini le ignorano. Allo stesso modo la scrittrice è nutrita incessantemente dalla Parola per offrire a chi viene ad attingerla; ma se i più vicini destinatari di Essa la rifiutano, la fonte trabocca e ne beneficiano altri. Lei deve pensare solo a dare umiltà, volontà, sacrificio soprattutto amore. Le vittime vincono perché sono deliranti del divino amore. | 12 dicembre 1943 | Le sollecitudini per l’anima immortale non devono fare ignorare le legittime esigenze del corpo. È l’amore a dirigere da maestro quelle azioni che devono portare al giusto dominio dell’anima sulla carne. Come un direttore dell’orchestra che armonizza tra loro i suoni dei vari strumenti, così la potenza d’amare va dai giganti dell’amore, che ottengono un’eccelsa sinfonia, agli amorosi che sanno cantare una loro melodia e ai volenterosi d’amore che sanno solo ripetere una frase melodica. I giganti d’amore sono le anime vittime, che sono vittime d’amore anche quando si consacrano alla giustizia e all’espiazione. Per esse non vi sono limitazioni. Sicure nell’amore e santificate da esso, penetrano in Gesù per prendere da Lui e distribuire ai fratelli. Il loro amore a Dio e al prossimo si fonde con il dolore per le miserie spirituali e per l’avvertita incapacità di compensare l’altrui disamore con una perfezione di amore. L’amore ottiene tutto, regge l’universo e salva il mondo. L’amore delle vittime fa argine all’impeto di satana. |
13 dicembre 1943 | Gesù parla alle vittime per confortarle e per fortificare la loro carne, che geme nel soffrire mentre lo spirito anela all’immolazione. Egli ha santificato anche la carne, che è la veste dell’anima e deve essere pura come la tovaglia che riveste l’altare. Le vittime non si aspettino di avere gratitudine e comprensione dal mondo: simili a Gesù, sono trattate come trattarono Lui; ma il loro sacrificio non sarà mai inutile. Tutta la loro vita è una preghiera che sale a Dio e ridiscende sui fratelli degni di riceverla, oppure ritorna come grazia a chi l’ha offerta. Esse devono sperare solo in Gesù e non devono attendersi altra soddisfazione che quella di leggere nel libro della Vita i nomi dei loro salvati. - Segue un breve “dettato” in cui Gesù ammonisce severamente chi ha curiosità umane volendo fare un uso non spirituale del lavoro della scrittrice. | 14 dicembre 1943 | Maria Ss. a commento del secondo mistero glorioso, esamina vari gradi di generosità spirituale (dalla rinuncia alla maternità per chiudersi in convento all’offerta delle vittime che si fanno simili a Gesù-vittima) per illustrare quella estremamente eroica di rinunciare per amore all’aiuto di Dio e alla sua presenza sensibile. Tale perfezione del soffrire Ella la sperimentò in varie offerte e separazioni momentanee, fino a quella definitiva del momento in cui il Figlio ascese al cielo. Sempre vi è stato un “fiat” ai voleri di Dio. La scrittrice viene accomunata alla Madre in questa generosità eroica. | 15 dicembre 1943 | Gesù redarguisce gli orgogliosi che, simili a Micol quando vide David danzare davanti all’arca, disprezzano i semplici e non comprendono la loro santa gioia del vedere Dio. Ai suoi prediletti Gesù raccomanda di non unirsi a imprecazioni di quanti si agitano per le sventure dell’ora presente e che sono il frutto delle loro colpe, ma di vedere in esse un mezzo di espiazione e voler benedire per chi maledice. |
16 dicembre 1943 | L’obbedienza al comando di Dio è il segno dei servi di Dio, i quali non sono forzati ad ubbidire eppure ubbidiscono anche a costo di affrontare pericoli. Copie del loro Maestro, la cui ubbidienza fu infinita, essi sono benedetti dal Padre, che assicura a loro la conquista del Cielo. | 17 dicembre 1943 | L’incredulità, una delle maggiori piaghe del nostro tempo, porta a discutere e a cavillare, a negare la potenza di Dio e la possibilità del miracolo. Bisogna abbassare l’orgoglio per poter permettere allo spirito di salire. Dio è Padre che compatisce e perdona se vede in noi soltanto la retta intenzione; ma è proprio questa che a noi manca, e perciò non avremo la vera pace. Chi non ha Dio in sé perisce. - La scrittrice vede Maria Ss., vestita di nero e afflitta, che in un giardino devastato raccoglie fiori spezzati e scansa col piede quelli piegati nel fango. La Madonna le spiega che i primi sono i sacerdoti martiri e i secondi sono i sacerdoti corrotti; e invita la scrittrice a pregare e soffrire per gli uni e per gli altri. | 18 dicembre 1943 | A commento del terzo mistero glorioso, Maria Ss. dice che lo Spirito Santo si fece conoscere agli apostoli effondendosi su di loro come fiamma, ma che su di Lei, che già lo possedeva, si effuse facendosi riconoscere con un bacio e ravvivando il suo desiderio di possedere Dio in eterno. - A commento del quarto mistero glorioso, Maria Ss. dice che la sua morte fu un rapimento in Dio e una fusione completa con Lui, non essendo più sufficiente l’unione Eucaristica con il suo Figlio divino. Anche la scrittrice voglia aspirare a questo totale amore, per il quale potrà ottenere una ricchezza di grazia. Spirata nel bacio dell’Amore, il terzo della sua vita, Maria fu assorbita al centro della Trinità divina e con la carne glorificata fu accolta come Regina del cielo. - A commento del quinto mistero glorioso, Maria Ss. dice che la sua umiltà non le permetteva di pensare che il suo corpo sarebbe stato assunto in Cielo per avere le stesse beatitudine dello spirito, ma soltanto che non avrebbe conosciuto la corruzione. Ella era la testimonianza di ciò che Dio aveva pensato e voluto per l’uomo; e come opera perfetta del Creatore fu presentata in Cielo e incoronata Regina. Con quest’ultimo commento la scrittrice ha la collana completa dei misteri del rosario. |
19 dicembre 1943 | Il Decalogo è Legge immutabile di Dio Padre e non può essere ritoccato da nessuno, neppure dal Figlio, che lo confermò levando solo le umane disposizioni mosaiche per sostituirle con il suo codice d’amore. Il mondo perisce perché non conosce e non vive più il Decalogo, ad iniziare dai genitori che non lo inculcano nei figli e in tal modo preparano tempi nefasti. Se temiamo la giustizia del Padre, dobbiamo tornare a Lui attraverso il Vangelo e la Croce del Figlio, che non fa paura. | 20 dicembre 1943 | L’uomo, che per superbia non ammette Dio, non si accorge di avvilirsi accogliendo la teoria darviniana, che lo fa derivare dalla scimmia. Ma se il l’uomo è derivato dalla scimmia, perché non riusciamo a fare, di una scimmia, un uomo? E perché, con esperimenti ripugnanti, non trasformiamo un uomo in scimmia? Certa scienza avvilisce l’intelletto dell’uomo e fa orrore a Dio | 21 dicembre 1943 | La pace fu un altro segno della venuta di Gesù, che nacque mentre sulla Terra vi era pace almeno tra gli uomini. La guerra è odio, e chi odia non può avere Dio. |
22 dicembre 1943 | Noi non riconosciamo i benefici ricevuti da Dio, che non sappiamo ringraziare. Egli non cessa di esserci Padre e ci richiama anche con segni di potenza e con voci di rimprovero, mentre noi ci rivolgiamo verso altri dèi, che ci dànno dolore a morte. Gesù ci invita ad offrire preghiere a sofferenze ed a vincere Dio con il nostro amore. Sta a noi scegliere tra il bene, che ci dà pace e prosperità, e il male che ci procura guerre e fame. Dio rispetta la nostra libertà e non chiede altro che di poter effondere amore e pace su noi. | 23 dicembre 1943 | Dal Libro di Neemia il Signore trae per noi una lezione sulla necessità di pregare anche per quelli che sanno solo agire e sul dovere di ubbidire alla volontà di Dio quando ci assegna una missione. L’ubbidienza è dovuta anche ai superiori, i quali hanno a loro volta il dovere di dare buon esempio, di farsi amare e di vigilare con onestà e giustizia. | 24 dicembre 1943 | Il versetto di un salmo definisce bene la differenza tra il peccatore e il giusto. Il primo non fa tesoro degli aiuti spirituali che riceve, e anzi li distrugge rimanendo con lo spirito morto. Il secondo invece li moltiplica e li ridona con un amore crescente, meritando la sorte beata che Gesù ha promesso a coloro che, avendo fatto del bene ai fratelli, lo hanno fatto a Lui. - Si potrebbe notare che i “dettati” si ripetono. Il fatto è che il Maestro deve insistere a causa di coloro che persistono nell’errore. Sono proprio costoro a provare fastidio dei ripetuti insegnamenti, che invece sono accolti sempre come parola nuova da coloro che meno ne hanno bisogno. |
25 dicembre 1943 | Il ricordo della beatitudine dell’estasi natalizia fu la forza nella vita di dolore di Maria Ss., che culminò nella morte mistica ai piedi della Croce: per superarne l’atrocità, Ella dovette rifugiarsi in quel ricordo luminoso, che le diceva quanto Dio l’avesse amata. Così devono fare la scrittrice e tutti i prediletti quando Dio colpisce: per essi Maria Ss. detta sette beatitudini contrapposte ai sette dolori. - Lo Spirito Santo dice Chi è, cosa ha fatto, come e in chi opera, cosa sarà il suo operare fino alla fine dei tempi. È un “dettato” sublime, dato nel giorno dell’avvento dell’Amore sulla Terra. - Alla fine dei due “dettati” la scrittrice riferisce di avere avuto una visione di Maria Ss. con il Bambino che le ha procurato un’estasi. Ne è beata, ma si rammarica di non essere riuscita a celare del tutto lo stato estatico che l’ha colta mente pregava insieme con persone di famiglia. | 26 dicembre 1943 | Maria Ss. spiega alla scrittrice perché ha seguito un ordine inverso nelle visioni, passando da quelle celesti della sua glorificazione a quelle di intimità familiare con il suo Gesù, che sono lezioni di umiltà. Ella è Mamma per noi specialmente quando ci sentiamo orfani. - Subito dopo, Gesù ricorda alla scrittrice che sarà grande non per le rivelazioni che riceve ma per il sacrificio che offre. | 27 dicembre 1943 | L’apostolo Giovanni illustra al “piccolo Giovanni” le tre qualità per essere dei prediletti: la fedeltà nelle prove, la purezza, la carità eroica. Chi possiede l’amore possiede lo Spirito di Dio. - Gesù celebra la missione dei suoi quattro Evangelisti, che a distanza di venti secoli continuano a far conoscere la Parola. Di Essa deve nutrirsi la scrittrice, destinata a ripetere i suoi insegnamenti. |
28 dicembre 1943 | Maria Ss. ricorda la circoncisione di Gesù, che procurò al Bambino il primo dolore per una consacrazione voluta dalla legge ma non necessaria per Lui, consacrato Vittima in Cielo. I presenti al rito non seppero riconoscerlo come Dio, e anche noi non lo conosciamo perché non lo cerchiamo. Il suo Sangue, versato sul Golgota, richiese come precursori un sangue dell’innocenza e un sangue della penitenza, perché ogni redenzione si prepara con il sacrificio. | 29 dicembre 1943 | L’Eterno Padre, riprendendo l’annunzio del Dio ignoto che Paolo fece agli Ateniesi, vuole ricordare a noi, che spesso siamo senza Dio, la rivelazione del Dio Vero e l’incarnazione di Gesù, di cui celebra il Nome santo e la missione redentrice insieme con la inscindibile Trinità divina. Esortazione agli uomini ad incidere quel Nome nei loro cuori. - La data del “dettato” sia quella del giorno in cui si fa memoria del re Davide, dal quale provengono Gesù e Maria. - Segue un severo “dettato” di Gesù sulla condizione peccaminosa del suo popolo che lo ha rinnegato, che del dono della misericordia divina fa un uso illecito e che non avrà più fede in nulla. Esortazione al Papa perché sia instancabile nel vigilare su se stesso e sugli altri: non è tempo di morire per il Cristo, ma è tempo di agire per arginare la corruzione, che spegne anche le luci sacerdotali, e di far risuonare la voce del Vangelo. - La scrittrice, rivolgendosi al Padre Migliorini, dopo aver riferito il rassicurante commento di Gesù in merito ad una conversazione penosa, descrive nei dettagli l’aspetto di Gesù e quello della Madre sua che, l’Uno accanto all’Altra, le si sono mostrati con tanto amore, rimanendo con lei anche quando si è messa a pregare vincendo una sofferenza da morire. - In un successivo “dettato” Gesù spiega alla scrittrice come gli furono inchiodate le mani sulla croce e infine le svela il significato di una parola che lei non aveva compreso. | 30 dicembre 1943 | Breve “dettato” di Gesù per rassicurare sulla misericordia divina la scrittrice e quanti sono accasciati dal timore. |
31 dicembre 1943 | Due riflessioni proposte da Gesù perché l’uomo non cada nel dubbio e nella disperazione. La prima è che per ottenere bisogna chiedere con fede. Portando ad esempio il proprio amore per Nazareth, cui avrebbe voluto concedere più miracoli che altrove, Egli illustra l’onnipotenza di Dio, il quale non opera solo quando trova una fede viziata o insicura. La seconda è sull’unzione che gli apostoli facevano agli infermi per guarirli: il miracolo non era nell’olio, segno necessario per gli empirici, ma nella potenza di Dio, che oggi appare sminuita a causa dell’inadeguatezza dei suoi ministri. |